( sembra una uscita dai pozzi )
Sembra una uscita dai pozzi
è pallida come una morta
Ma c’è quel ruscello argentato
quel nastro splendente d’aurora…
il fiore era alto
Spargeva il suo petalo
come un lenzuolo
È un sogno! la porta, la sedia
la chiave. La chiave che cade
per terra, la chiave che cade per tutta la terra
e tu dormi e ridormi, sei pazza?
Ida Travi letta da Anna Toscano
Ida Travi scrive una poesia stretta, talvolta aderente all’osso, di parole essenziali e scelte. Una poesia popolata da oggetti come fossero persone, oggetti animati che concorrono ad abitare lo spazio umano, e a creare un prolungamento all’intorno, son petali sparsi come lenzuoli, è un mondo “confuso e solo”, “il fiore al sole, vedi bene / come tiene giù la testa, povera testa”, “Il vento si gira a guardare”. Nella poesia di Travi ci sono persone, parrebbero comparse dai nomi non consueti, comparse che giungono da un altrove ma che a poco a poco prendono piede, si manifestano dopo esser state chiamate, “Usov, non lo vedi?”, “Sunta… / vieni a leggermi il cuore!”, per poi muoversi quasi protagoniste della scena poetica. Talvolta sono dei matti a comparire, ad attraversare a grandi falcate i versi “Vai ancora avanti e indietro come un pazzo?” “e tu dormi e ridormi, sei pazza?”. Potrebbe sembrare un mondo magico e quasi fiabesco, talvolta lo è, ma è il fiabesco della reale concretezza della vita, il magico della gravezza dell’esistenza. C’è un dolore che affiora tra i versi di Travi, emerge a creare una ragnatela di salvezza, uno spazio di respiro, a disegnare “una casa sul bordo del tempo”, un appiglio, un rifugio, un luogo e un tempo dove stare.
Ida Travi, Tà poesia dello spiraglio e della neve, Moretti & Vitali, Bergamo, 2011