Barbara è bellissima. Ha folti e dolcemente ondulati i capelli, grandi occhi scuri e lucenti, lineamenti armoniosi e decisi, bocca disegnata con l’arco di Cupido, ovale luminoso. Larghe spalle lisce, braccia forti e morbide. Barbara è terribilmente sexy. E’ la prima cosa che si nota di lei, poi arrivano lo charme, l’intelligenza, lo spirito, la naturale eleganza. Eppure ha scritto un libro intitolato: “Non volevo morire vergine”, autobiografico. In realtà, per molti anni, Barbara ha creduto che mai le sarebbe stato possibile conoscere l’amore fisico – e solo perché, dopo l’incidente avuto in mare a 15 anni, è divenuta tetraplegica. Ma si sbagliava.
Dalla carrozzina ci ha raccontato la sua storia, con un linguaggio energico, diretto, senza vittimismi, anzi, con ironia e autoironia.
Una lunga strada, dal buio, dagli occhi fissi verso il soffitto, dalla fatica di riimparare a muovere la testa e guidare le mani.
Se a pagina 42 scrive: “Forse è proprio questa “cosa” a cui non so ancora dare un nome ma che mi mette sottosopra a spaventarmi. Il nome lo scoprirò tardi: desiderio”, più avanti il sogno, piano piano e poi l’esplorazione e la scelta arrivano. Il sesso: “… una bambina alla scoperta di un mondo che mi era sempre apparso come inaccassibile… esploro, senza freni e inibizioni. E poi scelgo”. La rivelazione.
La seduzione e il piacere sono per lei possibili! Piace agli uomini, e gli uomini le piacciono – ma data la quasi immobilità si affiderà solo a coloro di cui si fida. Riesce a vivere l’orgasmo in pienezza, e poi, e poi… si continua a leggere questo libro divisi tra la voglia di correre a vedere lo sviluppo di una storia che ci sorprende a ogni pagina, e per sapere come Barbara riuscirà nella costruzione di sè come donna completa, tra gioie e dolori, e anche errori – e insieme il desiderio di rallentare, soffermarsi sui brani più vivi e speciali, dove in parte ci identifichiamo con lei nella passione e nel gioco, e in parte scopriamo misure di piacere a noi sconosciute.
Un libro strutturato e organico, lo definerei più un vero romanzo che un memoir, con personaggi delineati, e una trama affascinante, l’opera di una autrice che conosce a fondo il suo strumento, che sa usare la parola per farci vivere con lei, con tutte noi stesse. Da leggere assolutamente.
Barbara Garlaschelli – Non volevo morire vergine – Piemme ed.