Mia madre che dice: vieni vieni
Mia madre cresciuta in un tugurio Mia madre con un solo vestito e senza scarpe Mia madre che doveva dare […]
Mia madre cresciuta in un tugurio Mia madre con un solo vestito e senza scarpe Mia madre che doveva dare […]
Solo un ramo secondario del sonno, selvaggio e bastardo, allevato alle droghe si prende cura a volte della mia anima.
Quelli sì che erano bei tempi. Dio, che gran bei tempi! Non c’era casa dalla quale fossi escluso, salotto che
Febbraio ha le unghie affilate, i denti dell’orco, di pietra focaia, e braccia d’uccello alle radici dei rami. Veglia senza
Distinguiamo: la street art, che nobilita e decora luoghi talvolta tristi e monocordi non ha nulla a che fare con
È morto il Signor Ikea. Io, che non capisco niente di economia, riesco solo a identificare il successo con il
Treno regionale, come al solito pieno, vedo un posto libero, con scatto felino, più o meno, mi ci tuffo. Di
Mio Dio, mio Dio fa che non abbiano mai fine la sabbia e il mare, il mormorio dell’acqua, il luccichio
Ho avuto il privilegio di tradurre diversi titoli di narrativa ungherese ebraica, quasi tutti direttamente o indirettamente attinenti all’Olocausto: il
Sára Salkaházi nacque a Kassa l’11 maggio 1899 in una famiglia borghese. Da giovane svolse molti lavori, incluso quello di
Tirare fuori un vecchio camper abbandonato da anni nel garage e fuggire, via, lontano dai figli apprensivi, dalle cure inutili,