CATHY BERBERIAN

Geniale, imprevedibile, dotata di uno spiazzante senso dell’ironia, fu una protagonista assoluta dell’avanguardia musicale del secolo scorso. Strabiliante poliglotta, nella stessa sera era in grado di cantare con la sua voce da mezzo soprano in cinque lingue diverse. Per lei scrissero John Cage, Sylvano Bussotti, Igor Stravinsky, Bruno Maderna e Henry Pousseur. Di origini armene, studiò canto a New York, letteratura e storia del teatro alla Columbia University. Quando giunse a Milano nel 1949, conobbe Luciano Berio che diventerà suo marito. Spirito libero, anticonvenzionale, sarà anche una compositrice eccezionale. Con la collaborazione di Umberto Eco e con il pittore Eugenio Carmi comporrà e interpreterà Stripsody: “brillantissimo saggio sull’onomatopea vocale” ispirato ai comic strips. Amò ogni genere musicale e ruppe le barriere tra la musica colta e quella pop. Le sue interpretazioni delle canzoni dei Beatles sono ancora oggi stupefacenti. Ecco come durante i suoi concerti introduceva i brani dei fab four: “Canto i Beatles perché amo le loro canzoni e perché è musica contemporanea. Nel 1966, quando li ho scoperti, noi vecchi li consideravamo musica sovversiva e l’idea di riarrangiarli in chiave barocca all’inizio è stato un modo per far piacere i Beatles ai genitori. E ha funzionato. Con il tempo è diventata una missione: attraverso i Beatles mi sono ricollegata a un’epoca, tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, in cui la musica poteva anche divertire, essere uno scherzo. Ora la ascoltiamo nelle sale da concerto con la mano sulla fronte, con l’aria seriosa: ma la musica è sempre stata anche risata, puro divertimento. Per questo ora vi canterò Ticket to ride come avrebbe potuto cantarla una cantante di oratori haendeliani della provincia inglese”. *

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