Crederti, è facile
e razionale,
soprattutto senz’altro è conveniente:
si sa di premi Nobel che lo fanno –
senza problemi
tu lì potresti essere, a oscillare
nel cuore di equazioni permanenti –
negli abissi dei quanti,
nelle infinite reti di parole.
Ci staresti benissimo:
sei tu la prima cosa che si accende
quando il resto sparisce.
La mente non obietta
ma il cuore il cuore il cuore non lo dice –
tu sei come mio padre, non mi fido
sarebbe bellissimo gettarmi
fra le tue braccia, figlia ormai in eterno
ma non ci sto
non per viltà, almeno,
o l’atroce bisogno che ne ho.
Devi venire tu
inginocchiarti chiedermi perdono
e non solo per quello che mi hai fatto.
Per la morte, la sola paura della morte
dovrei venire a crederti, mio dio?
Tu offrimi di più quest’altra volta