LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO SVEGLIANO L’ITALIA
Siamo un gruppo di 1200 donne in crescita, nate alla fine di Ottobre 2010 su F.B. E’ stato un parto spontaneo, diciamo per stanchezza … stanchezza di sentirci maltrattate, usate, calpestate, avvilite, umiliate. Stanchezza di fronte alla nostra stessa remissività, al nostro silenzio di fronte a quello che il mondo, i media, chi ci governa, ci sta facendo. Sentivamo insomma il bisogno di ritrovare la nostra voce, di gridare il nostro dissenso. Abbiamo lanciato l’idea di un D-Day, che si è concretizzato lo scorso 13 Febbraio in contemporanea, in tutte le città d’Italia ed estere. Il nostro gruppo DEB romane, ha pensato ad un flash mob per l’8 Marzo in contemporanea ad altri gruppi locali ed in tutte le altre città italiane.Ci siamo ricordate delle oche del Campidoglio, che un giorno di molti secoli fa, hanno salvato Roma svegliando l’esercito con i loro starnazzii dall’invazione dei Galli. Quelle fantastiche oche hanno svegliato i Romani e noi vogliamo svegliare l’Italia. Così ci siamo vestite da oche, perchè molto ci piace rovesciare gli stereotipi, quelli per capirsi che vogliono che le oche siano animali stupidi, e siamo andate al Campidoglio, con tanto di piume, ali e becchi, perchè non siamo affatto remissive, e abbiamo urlato il nostro dissenso, la nostra sveglia. Da lì siamo poi passate a trovare Madama Lucrezia, una delle storiche statue parlanti della nostra città. Una sorta di Pasquino al femminile. Una volta all’anno la madama veniva vestita di stoffa e le si attaccavano al collo collane d’aglio e di cipolle. Poi le reiette e i reietti della Capitale le affidavano pensieri e desideri. Noi Lucrezia l’abbiamo ricoperta di cartelli e di post it con i nostri”desideranda”, quello cioè che vogliamo, che desideriamo in quanto donne. Perchè oltre a denunciare, molto ci piace proporre. In positivo. Molto ci turba in questi giorni la volontà precisa di raccontare in modo sbagliato quello che sta accadendo nel movimento femminile. E’ iniziato il 13 Febbraio con le accuse di moralismo e strumentalizzazione. A nulla sono valsi i ripetuti interventi di tutte noi a smentire queste accuse. A nulla è valso il fatto che nello stesso comunicato di “Se non Ora Quando” si ripetesse fino alla nausea che nessuna negasse il diritto delle donne di decidere cosa fare del proprio corpo, anche se magari molte di noi non trovano condivisibili quelle scelte e ciò che si contestava era invece che: in cambio di favori concessi, si ottenessero cariche politiche e posti di lavoro. E questo è inaccettabile!A nulla è valso che in piazza NON ci fossero simboli e bandiere di partito. Questo si voleva raccontare e questo, da molte parti, si è raccontato. E ancora l’8 Marzo. La linea che doveva passare è che il movimento fosse diviso. Abbiamo dovuto ripetere all’infinito che non era così, e che bastava semplicemente leggere l’appello del comitato “Se non Ora Quando” per accorgersene. Dunque non un grande sforzo. L’8 marzo non doveva essere il 13 Febbraio. L’idea era che ogni gruppo che lavora con e sulle donne, proponesse iniziative, che non ci fosse una sola manifestazione, ma tante, che tutte le città, ogni luogo delle città, diventassero”donna”. Siamo allegramente passate da una piazza all’altra, da un evento all’altro, senza nessuna divisione. Le parole d’ordine erano comuni. Eppure non c’è stato niente da fare. Alcuni giornalisti, ed è triste si trattasse di donne, nei giornali e telegiornali hanno voluto mostrare che il movimento era diviso. Ci vogliono coraggio e determinazione, ci vuole la volontà di raccontare le cose come sono, non come si vorrebbe che fossero. Un Paese che fa delle donne solo un facile e spesso degradante ornamento, è un paese senza futuro.
VIDEO REPORTAGE a cura di:
RINO SCARPONI – Montaggio
ELISABETTA BERNARDINETTI – Regia
Hanno inoltre collaborato:
GIOVANNA MORETTI
STEFANIA BARZINI
SUSANNA PICCHI