L’autunno ha pioggia e sole, un sale diverso dall’estate stesa sulla sabbia tra riso parboiled di pensieri euforici .
Entra piano a casa mia, con quel cappello di feltro, il foulard al collo, sicuro e dondolante, come la sua voce possente e calda quando mi vede tremare.
Si siede accanto a me, il profumo di caffè sulla sua pelle, la mia voglia di toccarlo e le foglie che a mulinelli lo circondano.
L’autunno mi seduce, mi accarezza, modula il soffio del respiro per scaldare il vin brulé del cuore e ci riesce sempre: mi sconvolge, avvolge, travolge e poi di nuovo giù tra le foglie colorate da lui, impregnate di lui. Mi sfiora nel gioco crudele che alterna cieli cristallini e meste foschie, si fa desiderare godendo del mio desiderio melanconico e del rosso delle gote e delle voglie.
Lo amo da sempre e lui lo sa, ed io lo so, appare in una ventata di sogni e poi fugge tra le foglie spazzate dal vento, lascia il suo profumo di caldarroste, i suoi rari baci e quello sguardo forte e protettivo.
Brividi lungo la schiena, uno stormo impazzito nel cielo, pioggerellina tra gli occhi ed i capelli: ecco, è arrivato: “Ciao caro, entra pure” …