L’eterna geometria dell’esistenza.

Non riesco a chiudere il cerchio, a trovare la quadra.

Non ce la faccio a lasciare mia moglie, né a rinunciare all’amante, imprigionato nel triangolo.

Mi sento come sospeso, a un nulla dal precipitare, come un circense appeso al trapezio, senza rete.

Un’ora, immobile, a occhi chiusi ad ascoltare il prisma che scompone la luce dei Pink Floyd non mi rasserena.

Provo a scrivere pensieri con la penna a sfera, ma appallottolo il foglio e poi lo getto. Mi servirebbe un’idea geniale che arrivi all’improvviso, come un coniglio che esca dal cilindro del prestigiatore.
Nulla.

Fossi ricco fuggirei in Brasile, ma sono un piccolo funzionario, alla base della piramide dell’azienda per cui lavoro. Tirare al poligono non mi rilassa più, non traggo piacere ormai da nulla. Ho smarrito la retta via.

Il cono di luce dalla lampada illumina la polvere della mia vita. Esco.

E qui, ora, seduto da solo a un tavolo d’angolo del ristorante “Da Olfero pesce vero”, penso a come davvero l’esistenza altro non sia che geometria. Disteso sul piatto, con lo sguardo ormai spento, il rombo pare quasi darmi ragione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto