Ancora quella. Ma che vuole dico io? Guardatela, la signora faccia a punta: mi fissa come fossi una bambina senza importanza con un passatempo futile tra le mani. E, signori, pensare che il mio passatempo sia frivolo è decisamente insopportabile! Me lo sono ritrovato sotto l’albero a Natale e dopo averlo montato ho capito che si trattava di un cannocchiale gigante. Come diamine potrei non esaltarmi per un cannocchiale gigante, per di più rosso tutto fiammante e munito di cavalletto! Chiarito questo. Ho cominciato a guardare, naturalmente. Me lo sono piazzato alla finestra di camera e sono partita con l’esplorazione tematica del vicinato. Cose da non credere.
Prendiamo la signora Luschi: vecchia rampolla di una famiglia ex nobile famosa per le sue sublimi cene, ricordo dei banchetti di un tempo, nelle quali si narra che le portate siano più di venti e tutte rigorosamente preparate dalla signora con le sue deliziose e grassocce manine. Ogni volta che la incontri al mercato quella comincia: “Sapete, cucinerò personalmente una ventina di spigole per la cena del Quindici” e se ne va via ridacchiando con la pancia, stringendo il suo sacchettino contenente un unico trancio di tonno. Ora signori, non ci vuole certo un genio per capire che la vecchia nasconde qualcosa!
Così il Quindici, verso le sei, mi metto in azione: punto il mio enorme cannocchiale verso la cucina della signora, aspettandomi di trovarla alle prese con gli almeno dieci forni del suo arsenale (per cucinare più di venti spigole!). Invece niente. È in panciolle, sfoglia distrattamente una rivista col gatto persiano acciambellato in grembo. Molto strano.
Ma in capo a mezz’ora ecco svelato l’arcano. Entra in cucina tutto trafelato il figlio della signora con altri due tizi. Sono pieni di contenitori che posano con cura sul tavolo. Il gatto si lecca i baffi. I tre confabulano un po’ con la signora ed escono. Poi lei, con calma magistrale, inizia a togliere dai contenitori le famigerate spigole già ben cucinate e ornate di contorni succulenti. Mentre sbircio la scena mi ricordo che suo figlio è aiuto cuoco in un ristorante fuori città e me la rido di gusto.
Potrei raccontarne mille di episodi come questo. Ma ora ciò che conta è scoprire perché la signora faccia a punta, ogni volta che la osservo, affonda gli occhi dritto nel mio cannocchiale gigante e sorride. Prende in giro? Cara, la mia è una ricerca scientifica altamente qualificata sui comportamenti umani!
Suonano alla porta. Torno alla mia postazione, guardo attentamente. La signora faccia a punta è sparita accidenti! Sento un rumore lieve di passi alle mie spalle, trasalisco. Mi volto piano, sento la pancia che si contrae. Me la trovo davanti, proprio lei, in camera mia, a tre passi da me. Tanto per cambiare sorride. Adesso mi dirà che certe cose non si fanno, che non è bello spiare gli altri, che mia madre e mio padre hanno deciso di punirmi, niente amici, niente sport, niente paghetta per almeno due settimane, la mia vita è finita, io odio quella donna, la odio!
“Sai, mi sono accorta che ami molto osservare con il tuo cannocchiale. Così mi chiedevo se una di queste sere ti andasse di venire con me e mio figlio a guardare le stelle. Ci sei mai stata a guardare le stelle?” No. Non ci sono mai stata. Le stelle. Ecco un’idea stravagante, che il mio enorme cannocchiale serva per le stelle. “Magari scoprirai che sono interessanti anche loro” e mi strizza l’occhio. Tutto sommato non ha poi la faccia tanto a punta. Ma sì, io ci vado: chissà come si comporta la signora Luschi delle stelle?