Si era diplomato grazie alla sua madre adottiva dai capelli rame. Lei aveva un sorriso così dolce da fargli dimenticare che fosse una bianca europea che aspirava a dimagrire. Per lui le donne erano belle se avevano carne abbastanza da fare molte curve e con una carnagione tra il sandalo bruciato e l’ambra. Cosa fosse l’ambra l’aveva capito dopo molti anni di scuola dalle suore italiane: una resina ma di alberi antichissimi. L’ultima lezione di scienze del corso liceale anni fa, lo informò di un fondamentale ritrovamento di insetti sconosciuti, nell’ambra di un giacimento dell’India occidentale. Da questa scoperta si è evinto che l’India non ha viaggiato, staccandosi dal grande continente unico e che tutta la preistoria è da cambiare. A Bangalore i fisici giovani e colti come lui erano assai richiesti nei programmi di ricerca&sviluppo del Governo, ed Elizaya camminava orgoglioso di farne parte: guadagnava abbastanza da garantire cibo e abiti per tutta la sua famiglia. Ora poteva comprarsi una macchina a rate, magari una Fiat fiammante, ma di quelle fatte in casa, nel suo paese. No, meglio una Reva elettrica, indiana purosangue, come lui. Di colpo gli venne in mente la signora dai capelli di fuoco. Non si erano più scritti: lei parlava un inglese limitato e non capiva. Arrivò a casa e Kasturi, la sua vecchia madre naturale, gli porse devotamente una lettera. Diceva: “Hi, Elizaya, you remember me? I’m Annamaria, your “italian mom”. Now I’m old, hungry and alone. Can you please, send me a help, only to eat some bread? I love you, dear”.