A mia moglie piace il Natale, a me no, ma mi adatto. Marry Christmas, con lei ho sposato anche le feste comandate. A mia moglie piace la Puglia. Ci sono malattie peggiori, mi rendo conto, della passione per tronchi di olivo secolari, la pizzica, la tarantoleide, il pasticciotto.
– Beppy non mi farai storie anche quest’anno, vero?-
– Ma no cara, che dici? Partiamo alle otto. –
Io dico sempre “sì”. Anche sui capodanni in sperse masserie non creo impicci. Basta che si vada giù in macchina e io possa esibire la Bmw nuova con gli amici. Io sono di sinistra, ma… E questi “ma” abitano la mia vita, crescono, danno un senso anche alla noia.
Arriviamo dunque al nostro grosso grasso capodanno salentino. Un primo colpo al cuore. C’è Giulia.
Giulia con i suoi occhi. Il mio eterno flirt.
Sorpresa: – Beppy ti presento Carletto. –
Il fidanzato nuovo. Un toy-boy della metà dei suoi anni, culo nervoso, collanina, splendido.
– Vi vedo bene insieme – dice mia moglie. Ti sei ridotta a farti un valletto di Maria de Filippi, vorrei dire a Giulia, ma trattengo lo strale. Mi trattengo tutto, che tristezza. La perdita di un sogno erotico qui, in una plaga salentina tanto lontana dai miei punti cardinali Milano-Como-Chiasso.
Mi affogo nella besciamella del rustico. Prendo un primo bicchiere di Salice salentino, sperando che questo vino, notoriamente incompatibile con un fegato milanese, faccia il suo corso e mi aiuti a cadere nell’oblio. Loro si baciano davanti a me.
Mi annullo in una chiacchierata con Erica e la moglie inglese. Erica, un caso incredibile. Ha moglie e due figli a Londra e qui fa la manager di una banca cattolica come niente fosse.
– La nuova morale del post-berlusconismo è una bufala galattica- mi dice mia moglie tutta impettita. Già, vale solo per i poveri che si uccidono se lo Stato sbaglia i conti sulla pensione.
Ma chi sono io per potermi permettere di criticare la vita di Erica?
Giulia racconta felice delle sue vacanze in Anatolia, col toy-boy tacchinato ovunque anche da islamiche ortodosse. C’est la vie. Sto per piangere.
Mi butto a ballare “You never can tell”, quello di Pulp Fiction, con la figlia di Mario, il padrone di casa. Ha una maglietta con la scritta “Nolita moves”. Uno sviluppo con una Lolita che dice sempre no? Per carità, meglio mangiare pasticciotti con mia moglie. Però Lorenza non mi molla più. Vuole sapere tutto sull’università di Milano dove insegno, e io tutto le racconto con dovizia di gossip accademici, mentre le sbircio le tette. Sto un po’ meglio. Le lascio il numero di cellulare.
– Ti chiamo, se mi servisse qualche altra dritta… –
– Certo, quando vuoi. –
Sto meglio. Sono di nuovo eccitato. Non sono finito in questa plaga deserta di terra rossa e olivi per niente.
La sera del primo gennaio sono sul divano con mia moglie. Guardiamo l’ultima puntata di “Tutti pazzi per amore” su rai uno e mangiamo cioccolatini svizzeri, quelli con la bandierina e i paesaggi alpini.
– Ma guarda te … – dice lei – per compensare politicamente la lesbica che fa coming out in prima serata questi della rai fanno mettere incinte tutte le donne possibili della fiction. Fra un po’anche le due antipaticissime vecchiette veneto-partenopee. –
– Oltre a questa non ci sono altre gestioni possibili, rassegnati cara. –
E comincio a slacciare il reggiseno di mia moglie. Poi mi inginocchio ai suoi piedi e la amo. “Guardare avanti sì ma a una condizione – che tieni sempre conto della tradizione”, cantava Edoardo Bennato già negli anni Settanta. E così sarà di noi. Amen.