Meno taxi per tutti

Taxi, dove Bersani inciampò e dove riuscirà Monti? Il punto però, in questo caso, non sono i governi e le loro strategie ma siamo noi. Taxi, dunque, e dal nostro punto di vista.
Perché non li trovi mai quando ne hai davvero bisogno, per esempio? Perché non trovi taxi che girano la notte e tu puoi fermarli con un semplice cenno, come a Barcellona? Perché prezzi così allucinanti per quello che dovrebbe essere un servizio alla comunità? Perché una donna ha molte difficoltà a uscire la notte sola se non ha la macchina? Basterebbe avere più taxi a prezzi più decenti e diventeremmo più padrone delle città? Forse non basterebbe, ma sarebbe comunque un passo in avanti.
Gad Lerner sul suo blog parla di “proletarizzazione” di un gruppo middle class, perché tali sono i tassisti. Ci dispiace che qualcuno, chiunque sia, anche il più antipatico e ricco dei tassisti, si trovi costretto a cambiare la propria vita per colpa della crisi, ma non pensiamo che si debba continuare a proteggere categorie privilegiate in un paese costretto a sacrifici immensi e quasi sempre iniquamente sbilanciati verso chi povero è già.
Se proprio si vuole parlare di middle class che si proletarizza perché non si parla di chi ha perso il lavoro, o un negozio, o una piccola attività artigianale? In silenzio, senza pubbliche lacrime, con stile anche nel dolore.

“La proletarizzazione, che termine dotto. Pieno di erre, quindi turpe, come diceva Brunella Gasperini. O erano quelle con le esse? Non ricordo, sto invecchiando. E invecchierò proletarizzata anch’io: avevo una piccola attività commerciale, ho dovuto chiuderla. Il problema grosso è che, alla mia età, rischio piuttosto la sottoproletarizzazione (turpissima, questa: c’ha esse e erre, per tacere delle zeta): a cinquanta e passa ho qualche difficoltà a trovare un altro lavoro. Siamo tutti più poveri; alcuni  rasentano la miseria vera. Quindi, mi si perdoni se ok, capisco le proteste, però mi torna difficile solidarizzare pienamente coi tassisti. Ne ho conosciuti anche di simpatici, eh, nella mia lunga carriera di passeggera (non a Roma, onestamente: quelli fanno storia a sé). Ora non lo so come sono, insieme a molti altri non me lo posso più permettere.”

Lerner, invece, fa considerazioni estemporanee e un po’ retoriche focalizzando su una categoria marginale e finora protetta per imperscrutabili motivi, anche da giornalisti che sotto sotto solidarizzano.
I tassisti sciopereranno, bloccheranno le città e probabilmente sulle loro proteste si farà più chiasso mediatico che su quelle delle lavoratrici della Omsa.
Fuori luogo il loro populismo alimentato da caroselli di auto bianche e pance al vento.
Della loro politica si ricorda solo questo, e non ci risulta che siano mai stati solidali con lavoratori dipendenti, donne e giovani precari, nè con altri piccoli lavoratori in proprio. Forse questo isolamento corporativo da Intoccabili ha un prezzo: si parla infatti a gran voce su twitter (#menotaxipertutti) di uno sciopero degli utenti, da svolgersi anche prima del loro.
Aderiranno virtualmente anche coloro che dal costosissimo servizio sono ormai tagliati fuori.

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