Relitti

Parlate, scrivete. Ma non sapete niente di me. Lo credete soltanto.
Ho muscoli e cuore, e poco importa che siano di silicio e metallo: lascio a voi la presunzione di credere di essere i soli a possedere un’anima.
Obbedisco docilmente ai vostri voleri, perfino m’inchino se me lo chiedete. Ma riesco a strappare gli scogli dal fondo fino a morirne, se serve a ricordarvi le Leggi degli Dei del Mare.
C’è chi per infrangere la vostra illusione di dominio ha cercato una montagna di ghiaccio nella notte artica. Chi s’è perduto in tempeste insormontabili per provare la vostra insormontabile arroganza. Chi ha offerto il fianco al morso delle torpedini per mostrare l’inutilità della vostra lotta.
E dovunque siamo, legno bitumato e tela, acciaio, vapore o atomi in precario equilibrio, noi che abbiamo portato per il mondo anfore e soldati custodiamo negli abissi il relitto della vostra ambizione. È la memoria che innerva i poderosi fantasmi che siamo, e i nostri scheletri spalancati offrono la testimonianza del bene e del male che da sempre spaccano i vostri cuori.
E mentre voi ancora vi calate nei miei visceri sommersi alla ricerca di risposte e cadaveri, io ho coscienza del mio destino. Lo sapevate? Da questa posizione innaturale vi osservo più di quanto voi non osserviate me, e vi giudico per quello che siete. Ammirazione, disprezzo, pena, sollievo. I meccanismi che vi animano a volte mi sembrano più elementari di quelli che avete costruito per me. Come sono fragili i vostri corpi e i vostri cuori, e corruttibili le vostre menti, come lamiere nella salsedine.
Vorrete dimenticare ciò che Concordia significa. Ma io resterò, inchiodata dalla mia magnificenza, a ricordarmi di voi e ricordare di voi ai figli che verranno.

 

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