Il candidato aveva superato la prova più ardua, gli toccava in premio una richiesta da rivolgere all’onnipotente sfinge. Ma siccome egli continuava a tacere la sfinge parlò per lui. “Chiedi ciò che ti aggrada, una vita quieta e longeva, senza patimenti e solitudine, oppure una vita colma di passioni ebbre e vive, gloria futura in secoli incolonnati dentro architravi di smeraldo, o piaceri e tesori inesauribili.”
“O il potere, che tutti gli esseri seduce” Ma l’uomo taceva di contro ad ogni seduzione profferta. Poi, quando pareva che il silenzio non dovesse cessare, egli si decise e si rivolse alla sfinge, a quella voce quasi d’allarme che ella gli ebbe rivolto, così piena d’offerte che bramavano d’essere accolte, come un violento timore soggiacesse a queste: “vita lunga o breve, gloria o solitudine, patimenti e potere, nulla di ciò ha importanza, una sola cosa ti chiedo…” “Parla” eruppe imperiosa la sfinge “Cancella da me ogni traccia della paura della morte, cosicchè io sia libero, rimuovine fin’anco il ricordo o il sogno dal cuore”
Per la volta in cinque imperturbati secoli la sfinge provò un emozione spaventosa, era il terrore dei mortali, che ghiaccia le viscere. Il predestinato era giunto, alla fine.
Una volta, in un tempo remoto quanto le radici degli alberi un oracolo si era rivolto alla sfinge “Quando il predestinato verrà, superata la prova più ardua e posta la richiesta rituale, allora giungerà la tua fine. Lo riconoscerai perchè reclamerà la sola cosa al mondo che non ti è dato concedere…