Sul far della sera cinque terribili terroristi a bordo di una panda grigia giungono in un quartiere residenziale. Sulla strada, le automobili sono parcheggiate in prima e seconda fila, davanti ai passi carrabili, sulle strisce pedonali, davanti agli scivoli per i disabili, davanti ai cassonetti dell’AMA, nei posti riservati ai disabili, al carico e allo scarico merci, al corpo diplomatico, ai mezzi di soccorso, ai mezzi della polizia di stato, a quelli dei carabinieri, alle auto del servizio di stato, di quello Italiano, di quello Vaticano, di quello di San Marino, per non dimenticare i posti riservati all’ordine dei cavalieri di Malta, agli accademici dei lincei e a quelli della Crusca.
I cinque terribili terroristi con un po’ di fortuna riescono a trovare un posto per la loro panda; si calano i passamontagna sul viso e, impugnando ciascuno una sparachiodi, scendono dall’auto.
In pochi minuti hanno atterrato le due ruote anteriori di 25 automobili.
Gigi, il capo cazzuto dei cinque, come un allenatore in campo, li sprona: “dai buchiamole tutte!”. Qualcuno passa ma fa finta di non vedere. Gigi aveva previsto anche questo. “Nelle prime azioni – ha detto – potremo muoverci indisturbati. Non ci contrasteranno, ma nemmeno ci sosterranno. In seguito, gli automobilisti cominceranno a farci la guerra. Ma, a quel punto, avremo tutti i pedoni al nostro fianco”.
Sogna ad occhi aperti Gigi! Si vede già come il Simon Bolivar del terzo millennio. E mentre immagina le prossime azioni che la cellula compirà, una voce lo ridesta: “cazzo, Gigi, l’hai fatto un’altra volta! Non ci posso credere!” Gigi si volta verso la voce, ma la sua pistola ha ormai sparato un altro chiodo negli pneumatici della panda grigia della mamma.