In otto anni, da quando sono uscito dal Parlamento, non mi era mai capitato di rammaricarmene: questa volta, invece, mi dispiace di non esserci e di non poter, quindi, lasciare agli atti questo breve intervento.
“La legge del 1957 prevede la ineleggibilità per i titolari di concessioni dello Stato. In anni lontani – quando ancora di Berlusconi in politica non c’era neppure l’idea – ho scoperto che questa formula fu adottata per escludere dalla eleggibilità i fratelli Salvo, all’epoca titolari in Sicilia della concessione per la riscossione dei tributi. Ma questo conta poco. Conta, invece, e molto, la lettera della legge. Non pochi sostengono con assoluta certezza che non può essere ineleggibile il titolare della concessione (Confalonieri) e non il proprietario delle aziende che usufruiscono di quella concessione (Berlusconi). Un argomento sostanzialista apparentemente di buon senso.
Ma è un argomento insostenibile dal punto di vista giuridico. Esistono intere biblioteche nelle quali si argomenta e si dimostra che, quando vengano chiamati in causa diritti fondamentali (come è quello di eleggere e di essere eletto), la norma va applicata in senso restrittivo, cioè esattamente alla lettera. In qualunque trattato costituzionale si leggerà che prima viene il diritto, poi la limitazione del diritto; e, per questo motivo, ci si deve attenere a una lettura della legge rigorosa e non analogica.
È ovviamente possibile sostenere che la norma di cui si discute è contraddittoria, insufficiente, sbagliata; perché se è ineleggibile il titolare della concessione deve esserlo anche il proprietario delle aziende. Ma, se è così, si dovrà operare per modificare la norma; non pretendere di applicarla secondo una interpretazione estensiva. Su questa strada c’è – lo ripeto – l’ostacolo di una dottrina chiarissima e univoca che si erge, giustamente, a tutela dei diritti fondamentali della persona e del cittadino. E, se ci si riflette un momento, si vedrà che anche il buon senso concorda”.
Non ho usato nessun argomento politico; solo rispetto della legge e del diritto, come deve essere in casi del genere. Questo mi piacerebbe lasciare agli atti del Senato. Spero lo faccia qualcun altro. Anche se – finora – mi sembra che nessuno ne abbia sentito il bisogno.