Non sarebbe dovuta finire così. Contro una squadra di caproni senza idee, senza campioni, senza tecnica, senza gioco, rappresentata mirabilmente nella persona di Carroll, due metri di legnosità, palla sulla sua testa per spizzare e sperare in Rooney. L’Inter di Hodgson giocava mediocre e vecchia, l’Inghilterra pure. Come se stesse sorseggiando per tutta la partita una tazza di tè, l’allenatore guardava i suoi camerieri servire un club compassato e inerte. Non sarebbe dovuta finire così, e adesso quale lingua parleranno i muscoli azzurri, dopo 120 minuti di corsa senza produrre gol, sbagliandone di colossali, quali teste emozionate e stanchissime si applicheranno al tedesco? È stata una partita che doveva essere vinta facile in 90 minuti, perché gli azzurretti facevano gli spagnoli e tocchettavano in su e in giù, requisendo la palla agli inglesi. Ma lassù, in area di rigore, niente si traduceva nella logica conseguenza di tutto ‘sto possesso sferale. Un’idiosincrasia per la rete che non si gonfia, eppure fino alla trequarti si giocava bene, via, diciamolo. Poi ci è voluto il cuore. Con il cuore, tutti l’hanno ripetuto, con il cuore. E la fatica del cuore enfatizza i commenti, continua la retorica patriottica. Noi abbiamo visto una discreta partita senza colpi di genio, se non il cucchiaio dell’unico genio Andrea, quello che l’Inter cedette al Milan con un autolesionismo patologico. Ma i ruoli si sa, nella vita, si scambiano e il Milan ha fatto lo stesso con la Juve consegnandole uno scudetto. I 120 minuti ci sono abbastanza piaciuti, nonostante Balotelli sembrasse appena uscito dal solito night e Cassano dal reparto di rianimazione. Altri erano in palla, i centrocampisti per esempio, e quel capo popolo di Buffon, intollerabile nelle sue esternazioni quasi dittatoriali ma portiere grandissimo che para con una mano. Insomma una bella lotta vinta che ci è piaciuta, se non fosse stato per quei commenti fuori dallo schermo dei parlatori Rai. Alle partite dell’Italia è stato destinato Dossena: il peggior commento tecnico che la storia televisiva ricordi, un italiano da brividi e banalità vergognosa. Per chi segue la professionalità del calcio Sky, ascoltare la telecronaca elementare e le interpretazioni tecniche di quei due signori che illustravano la partita era un tormento, la fiera del nonsense. Cito: Inizio partita: “dobbiamo avere pazienza” Su Cassano che tira: “bene così, deve liberarsi dalla ruggine”. Due minuti dopo “Ci manca Cassano” Su Balotelli, con la sua forza belluina e tutti gli errori fatti: “Mario dimostra maturità” In generale, notazioni banalissime: “nel calcio ci stanno gli sbagli”, “dobbiamo mettere tutto ciò che sappiamo”, “i maestri siamo ancora noi”, “siamo saliti in cattedra” Frasi astruse: “dobbiamo matchare le situazioni”, il compito di Pirlo è capire “dei bersagli da colpire o quelli a cui far ricevere la palla”, “Carroll ha poca visione periferica” Al cambio inglese: “non cambia nulla, i due giocatori che entrano coprono gli stessi ruoli” poi si correggono perché Walcott, lo sanno tutti, è un vero attaccante, velocissimo e realizzatore Ora siamo tutti contenti, l’armata un po’ sbandata dei grandi cuori, dei diffidati e degli infortunati è arrivata in semifinale. Con i tedeschi è pura epica, si sa anche questo. Ma qualunque sarà il risultato, nessuna vittoria dovrà cancellare il calcio scommesse e i suoi adepti corrotti, l’avidità sterile di chi guadagna milioni di euro e ne butta uno e mezzo in un anno in puntate, abitando in un paese che è alla bancarotta, le combine e i patteggiamenti degni della tradizione del mettiamoci d’accordo con strizzatina d’occhio di inveterata abitudine nostrana. Certo, ascoltare di nuovo quei due che ci descrivono e spiegano così malamente il calcio è un supplizio. Forse è meglio schiacciare il tasto mute. (Articolo pubblicato su http://www.slowfoot.eu)