Gentile sindaco Alemanno,
colgo l’occasione per dirLe quanto io mi sia ambientata bene a Roma. Oltre ad aver fatto spese nei negozi siti in Piazza Sant’Emerenziana (tortellini e dolce) e Via Cola da Rienzo (cotechino e lenticchie), per quella cena di Capodanno già cara al suo collega Calderoli, sto cominciando ad apprezzare anche la cucina romana tout court.
Mi sento talora vicina ad osare l’abbacchio, ma qualcosa in me dice che non è ancora il momento giusto, caro sindaco. Me la cavo però già abbastanza nei carciofi alla Giudia, che ho preparato a mio marito, per festeggiare la copertina di “Time international” (la quale invero mi ha un poco turbato: appariva affaticato, il mio Mario). Lei apprezza i carciofi alla Giudia, caro ingegner Alemanno? Sono certa di sì, come lo sono altrettanto del fatto che i tempi del Juden Raus siano finiti anche a Roma. Restano però forse nostalgie dei fasti mussoliniani del Foro Italico? Non dia adito alle più retrive ideologie. Dimostri con i fatti la sua modernità. Oggi modernità equivale a sobrietà, non a esibizione olimpica.
Roma è una così bella città… sarebbe farle un torto pensare che necessiti ancora di torsi muscolosi, di Fori Italici (non intesi come buchi di bilancio, ovviamente), di afrori di canottieri e cartelloni di olimpica Coca-Cola.
Apprendo inoltre dalla cara Hillary Clinton che “Time”, versione americana, vuol candidare la città, recentemente da Lei con gloria guidata nell’emergenza dei 50 cm di neve – 50 mm di pioggia, alle ben più adatte Olimpiadi Invernali. Non c’è una congiura nordista, le assicuro.
Per una simile bella notizia credo che potrei osare l’abbacchio. E naturalmente, mi creda, sarò molto felice di invitare a cena Lei e la Signora Isabella Rauti.
Ricordi però che Mario è un po’all’antica e che con lui non funziona il dichiarare alla stampa che si è invitati quando non lo si è. Sono molto più moderna, talora, e capisco la rutilante e romanica energia di un giovanotto come Lei, però Le consiglio di adattarsi un poco a questa deliziosa precisione d’antan di mio marito. Sarà un po’ vetero, ma perlomeno è affidabile.
A volte voglio fargli una sorpresa, portargli un schiscetta (come diciamo noi nordisti) di carciofi alla Giudia o di cotechino sul lavoro, ma lui non mi fa entrare.
Le assicuro: è durissimo, per una moglie, quello sguardo freddo e lucente d’un segretario alla Presidenza che si posa su di lei per 3 interminabili secondi e infine pronuncia una sola sillaba – NO. –
Certa che capirà quanto sia importante agire con understatement per il bene del Paese, mando i miei più cari saluti a Lei e Signora.
Donna Elsa