La regola del paciere

Qualora vi capitasse, per hobby o malgrado voi, di rivestire il ruolo sociale di Paciere – anche detto Terzo Elemento –, quello che in una discussione, specie fra consanguinei, assiste ai fatti e si ritrova nella posizione di dover mediare, sedare gli animi con flemma da vecchio saggio, ricordate una piccola regola: il paciere è paciere, non arbitro. Sicché guardatevi dal dire chi pensate abbia ragione, anche se ve lo chiedono in cambio di un premio in denaro o di una mangiata gratis.

Sorridete, mostratevi disarmati, metà indulgenza metà imbarazzo, scuotete la testa benevoli come un genitore rassegnato all’idiozia dei figli. Emanate imparzialità manco foste diffusori per ambienti, mormorate parole incomprensibili; fate largo uso di espressioni che non significano niente quali «ma magari…», «dai su», «ti capisco ma», «avete entrambi ragione» se hanno entrambi torto.

In casi estremi potete azzardare uno strabuzzamento d’occhi, ostentare delusione se i due vi hanno rotto le taniche mentre voi volevate solo uscire a comprarvi un libro o una pizza; instillate in loro non il conforto di stare nel giusto, ma il dubbio di essere due imbecilli.

E se proprio salomonica saggezza non vi soccorre glissate, sgusciate via, contorcetevi addolorati come in preda a un attacco di diverticolite, ma mai, mai, assegnate preferenze o peggio ancora verità.

Oppure sì, fatelo, ma consapevoli che non vi sarà perdonato. Nemmeno da quello cui avrete dato ragione.

 

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