Fatti mandare sui social a prendere un like

Cantare, presentare, recitare, correre le maratone, farsi mandare dalla mamma, essere l’uno su mille, avere mani enormi o possedere qualunque altra delle numerose caratteristiche riconducibili al noto artista è giannimorandismo? No, niente di tutto questo. Il termine, nato di recente, si riferisce al modo pacato e bonario con cui Gianni Morandi risponde, sulla sua pagina Facebook, a chi lo prende in giro, lo deride o lo offende. Gianni Morandi non si arrabbia mai con chi lo critica. Risponde sempre con garbo, a volte con apparente inconsapevolezza, come se non avesse colto l’offesa, altre con un’ironia comunque lieve e mai tagliente, quasi ingenua, che funziona per contrasto, ora che i social sono sempre più luogo di scontro verbale e satira feroce. Come ogni fenomeno mediatico, anche il giannimorandismo vanta tentativi di imitazione, e se Ungaretti ci ha regalato poeti con l’a capo sincopato, James Dean bulletti malvestiti, Madonna cantanti senza voce, Bukowski scrittori di pornazzi, Shirley Temple bambini della Clerici, il professor Keating insegnanti strampalati, perché Gianni Morandi non dovrebbe donarci almeno una nutrita categoria di pacifisti del social, smorzatori di polemiche, professionisti dello smile, o almeno sempliciotti bonari? Ma se nella vita questo atteggiamento positivo e conciliante pare sia la chiave giusta, e il successo di Morandi lo dimostra, sul web non funziona, o meglio funziona solo per lui. Le imitazioni si spengono come fuochi fatui. Questo morandiano abbraccismo, vista la sua abitudine di concludere ogni scambio con un abbraccio virtuale, non convince, suona falso, a meno che non provenga da Morandi stesso. Così come, mentre tanti si sforzano ogni giorno di scrivere qualcosa di originale e intelligente, lui con post del tenore di “sto mangiando un panino” riceve migliaia di like. L’abitudine del selfie è da tempo sinonimo di futilità e narcisismo e con lui diventa un’arte naif, anche perché di solito pubblica la ‘foto di Anna’. Non coglie le offese ma non appare stupido, finge di non coglierle, eppure non risulta ipocrita. Forse Morandi è diventato per il web l’everyman che Mike Bongiorno fu per la televisione. La mancanza di originalità non è un grosso problema se sei l’originale, e la sua vita, le umili origini, la determinazione, hanno dimostrato da tempo che quella semplicità è autentica. O forse invece la cosa è molto più semplice: le imitazioni non funzionano perché Morandi è simpatico, la sua pagina è piacevole, la sua pacatezza ammirevole, ma per il resto sui social litigare ci piace un sacco.

 

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