Lei e lei.
Marina, ex attrice ora donna in carriera che non nasconde la propria omosessualità.
Federica, architetto, già sposata, poi divorziata, con un figlio grande, che invece si considera ancora etero benché conviva da cinque anni con Marina.
La regista Maria Sole Tognazzi indaga sul rapporto tra le due donne, i differenti lavori e le rispettive famiglie per raccontare una storia di coppia, in cui il fatto che le due componenti appartengano allo stesso sesso diventa, nello sviluppo della trama, quasi ininfluente.
Nonostante l’andamento un po’ troppo da sitcom e una concessione-omaggio a suo padre e al suo “Vizietto” (anche qui c’è una buffa figura di cameriere gay), il film della Tognazzi è ben fatto. La sceneggiatura scritta insieme a Francesca Marciano e Ivan Cotroneo, sebbene indugi su figure macchiettistiche come quella dell’ex-marito di Federica, un Ennio Fantastichini davvero insopportabile con le sue misoginie da maschio mediterraneo, riesce anche a disegnare con precisione i due diversi ambienti da cui provengono le due donne. Quello radical chic di Federica e quello borgataro di Marina. E soprattutto spacchetta il tema dell’omosessualità femminile, trattandolo con rispetto ma togliendolo dalla nicchia, riuscendo forse a sensibilizzare un pubblico più ampio.
Le due protagoniste, Sabrina Ferilli e Margherita Buy sono bravissime. Ma mentre da Buy-Federica te lo aspetti, fragile e insicura come in tutte le sue interpretazioni, la Ferilli-Marina è una sorpresa. Pure lei, a pensarci, recita se stessa: forte accento romanesco, look aggressivo, sexy, sorniona e sinuosa come il suo gatto, Bengala.