L’albero addobbato, lucine intermittenti, i vetri appannati di una finestra. A è seduta sul tappeto e rovista tra i regali. B è in piedi e guarda fuori, distratto.
B: «Ricordi quella volta che papà ci portò sul lago?»
A: «No. Quando?»
B: «Eravamo piccoli».
A: «Non ricordo. Forse non c’ero».
B: «Avevi un cappellino di paglia, rosa».
A: «Adoravo quel cappellino».
B: «Fu una giornata indimenticabile».
A: «Non per me».
B: «Ma ti ricordi che avevi il cappellino, quello rosa?»
A: «Mi piaceva tanto. Lo mettevo sempre, d’estate».
B: «Non era d’estate».
A: «Era in autunno».
B: «Allora ricordi?»
A: «Ricordo il lago, il cappellino rosa, il tempo guasto».
B: «Avevamo il maggiolino».
A: «Un maggiolino verde acqua».
B: «Sì, era verde acqua. E papà ci portò sul lago».
A: «Te lo stai inventando».
B: «Che cosa?»
A: «Che papà ci portò sul lago».
B: «Ricordi il lago, il cappellino rosa, il colore del maggiolino e perfino che il tempo era brutto».
A: «Papà non c’era. Papà odiava il lago».
B: «E chi guidava il maggiolino?»
A: «Mamma. Mamma guidava il maggiolino».
B: «Lo ricordo come se fosse oggi: era papà. Lo pregai per giorni, per mesi. Non mi sembrava vero che alla fine avesse ceduto».
A: «E infatti non ha ceduto. Non ci portò sul lago, non lo fece quella volta, né altre volte. Non lo fece mai».
B: «Perché ti arrabbi?»
A: «Perché confondi i desideri con i ricordi. Non sei un bambino».
B: «Sono vecchio».
A: «Non lo sei abbastanza. Perché non scarti il tuo regalo?»
B: «Dov’è?».