Tappa 17 Da Falzes a Cortina d’Ampezzo

Da Falzes a Cortina d’Ampezzo: sarà una tappa, per quanto di montagna, assai poco tecnica. Anzi, del tutto immaginaria.
Distinguo benissimo Vittorio Adorni e Felice Gimondi, i due grandi campioni della mia gioventù, pedalare sulle montagne della mia vita.
Ammiro i loro movimenti agili, il gesto atletico sempre ben coordinato, anche nello sforzo. Adorni il parmigiano, che ha vinto il Giro d’Italia nel 1965, è bello, biondo, gentile, di una eleganza semplice e naturale. Gimondi, il bergamasco di Sedrina – che nello stesso anno vidi vincere il Tour nel piccolo televisore dell’albergo di un paesino accanto al suo – è più rude. Ma io lo vedo così dolce, pure lui, nei movimenti. Così grande, così vero.
Io ho di nuovo 22 anni. I miei campioni superano la Valparola, il Falzarego, il passo Giau. La giornata non può essere che assolata. Ancora qualche chiazza di neve nei valichi, ai lati della strada. E immensi prati verdi affollati di famiglie felici. Poi giù, per il tondo e mite Pocol, che apre la vista sulla gran valle. Forse i miei ciclisti non li guardano, ma i Monti Pallidi sono immersi nell’Enrosadira che al tramonto li trasforma in coralli.
In faccia ai corridori, al di là dei pascoli, del paese, del campanile, del Boite, degli alberghi e delle ville, sopra i boschi di conifere, si alza, rigido e un po’ truce, il Faloria in un trionfo di luce.

Ha vinto Adorni, ha vinto Gimondi? Tutti e due, tutti e due. Io, fuori dalla mia casa che nel mio cuore è ancora mia, li applaudo.

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