“Truth“, appena uscito al cinema, narra di una vicenda realmente accaduta. Nel 2004, un popolare anchorman televisivo si dimette a seguito di una inchiesta giornalistica che coinvolge il presidente Bush, allora in campagna elettorale per il secondo mandato.
L’inchiesta, condotta dalla cronista di “60 minutes” Mary Mapes, mette in dubbio la partecipazione di Bush alla Guardia Nazionale Aerea durante la guerra del Vietnam.
Nella migliore tradizione hollywoodiana del rapporto tra media e potere, il film di James Vanderbilt, è un racconto teso e realistico, che potrebbe risultare quasi didascalico se non fosse per la potenza degli interpreti.
Robert Redford, nonostante gli 80 anni, tiene botta e impersona con impeccabile maestria Dan Rather, il notissimo anchorman della CBS. Cate Blanchett, che non ne sbaglia una, è una splendida e appassionata Mary Mapes.
Se non fosse che la storia è autentica (la Mapes è famosissima anche per aver denunciato per prima lo scandalo Abu Ghraib), “Truth” sembrerebbe il plagio di un altro meraviglioso film del ’76, “Tutti gli uomini del presidente“.
Stessa la trama: un gruppo di giornalisti che indaga nei torbidi rapporti tra la Casa Bianca e la CIA, un Presidente in corsa per il secondo mandato (non George W. ma Richard Nixon), gli abusi di potere, lo stesso attore protagonista, Robert Redford.
Anche se, osservando Redford, il reticolato di rughe intagliate sul viso, lo sguardo acquoso delle persone anziane, il confronto potrebbe risultare impietoso. Ma il grande attore statunitense mantiene intatto lo stesso fascino di 40 anni fa.
C’è una scena che lo ritrae pensoso, sul balcone, con la luce ocra del crepuscolo che avvolge le case austere newyorkesi di inizio secolo. Un fermo immagine che sembra un quadro di Hopper e che fotografa la solitudine di un uomo duro e puro, non incline al compromesso.
C’è una scena che lo ritrae pensoso, sul balcone, con la luce ocra del crepuscolo che avvolge le case austere newyorkesi di inizio secolo. Un fermo immagine che sembra un quadro di Hopper e che fotografa la solitudine di un uomo duro e puro, non incline al compromesso.
Perché è tutta lì la forza del film, non piegarsi all’arbitrio, non temere i potenti. Dire no alle facili vie d’uscita che ti consentono il quieto vivere ma ti dannano l’anima, per sempre.
Truth – il prezzo della verità (USA – Australia 2015) di James Vanderbilt