In Novembre, a Londra, fa parecchio freddo.
E il 17 di quel mese, siamo nel 1966, non fece davvero eccezione. Chissà come furono contenti i Rolling Stones, alla fine di una lunga nottata in sala di registrazione, di essere ficcati a forza nella Rolls Royce di Andy Loog Oldham per essere scaricati, alle prime luci dell’alba, davanti al parco di Hampstead Heath.
Proprio davanti al portone di una redbrick home, una casa in mattoni rossi piuttosto famosa per essere stata la dimora di George Orwell, i cinque trovarono ad aspettarli un ragazzino di vent’anni che già conoscevano bene, lo scalpitante fotografo Gered Mankovitz.
A quel punto fu chiaro che, freddo o non freddo, ai cinque astri nascenti del Rythm & Blues (in salsa rock) britannico sarebbe toccata la scalata di Primerose Hill, obiettivo session fotografica per la copertina di “Between the Buttons”, uscita prevista per Gennaio ‘67.
Non che fosse un’arrampicata, intendiamoci. Una salitella turistica verso il punto più panoramico del parco, graziosamente affacciato sulla città. Di energia ce n’era da vendere, allora, e sono in molti oggi a chiedersi se, a conti fatti, vivere da Stones (con tutto ciò che avrebbe comportato in mezzo secolo di bagordi e sregolatezze di ogni genere) non sia stato più salutare di una tranquilla vita da impiegati di concetto.
Fatto sta che i cinque, sigaretta incollata alle dita e aria assonnata ma vigile, ottemperano. Verrà scelta un’immagine un po’ alla “Rubber Soul”, realizzata col trucco della vaselina sull’obbiettivo, per dare l’idea dell’ondeggiamento dei sensi che cominciava a prendere piede nella cultura giovanile dell’epoca. Una vaghezza anche sessuale, che gli Stones simboleggiavano alla perfezione e che chiude il cerchio comunicativo suggerito dal titolo stesso, una locuzione interpretabile come “indecisione”.
Il faccione di Charlie domina stranamente l’immagine, indimenticabile la prepotente cravatta a pois bianchi in campo azzurro che rimanda al titolo, nascosto pochi centimetri sotto, luccicante e ambiguo come gli occhi di un beffardo gattone del Cheshire.
Watts si occupò, da artista grafico quale era, anche del retro di copertina, risolvendo il compito con una striscia a fumetti non memorabile ma originale.
Nella media gli altri, particolarmente sbattuto e fuori di testa Brian, testardamente deciso a non fissare l’obiettivo per tutta la durata del servizio. Forse sta già guardando verso l’altrove che raggiungerà un paio di anni più tardi, sul fondo della piscina di Cotchford Farm.
Dimenticavo. Pare che, arrivati in cima a Primrose Hill, gli Stones abbiano offerto un joint a Maxie, fricchettone abbastanza noto nell’ambiente che si trovava lì per i fatti suoi.
“Ah, la colazione!” si dice fu il commento di Maxie. In perfetta linea con lo spirito del tempo.