Il Saramago ritrovato

“Un giorno nessuno andò più a votare. Non i disoccupati che persero definitivamente la speranza di un lavoro, non i lavoratori che pensarono che nessun governo avrebbe più migliorato la loro condizione, non i medici, né gli infermieri, certi che la sanità non sarebbe stata più un diritto per tutti, non i magistrati che non avevano intenzione di avallare un altro parlamento con la presenza di condannati per corruzione o per altri reati, non i giornalisti che proprio allora decisero che l’astensione era il modo migliore per rispondere alle critiche di faziosità che l’opinione pubblica rivolgeva loro, non i giovani che avevano come unico scopo quello di fuggire dal paese per cercare un futuro migliore altrove.

Tuttavia anche gli altri, gli evasori, i corrotti, i professionisti dell’imbroglio, i mafiosi ritennero che un Governo qualsiasi sarebbe andato bene comunque, così forti, oramai, da poter condizionare tutte le maggioranze possibili. Ma, infine, anche i politici decisero che il voto per loro stessi non era altro che un’inutile forma di presunzione, confidando fortemente nel voto altrui.

Confidavano nel voto decisivo dei sostenitori anche i rappresentanti dell’antipolitica e i nuovi gruppi dell’anti antipolitica pensando anch’essi che una loro sovraesposizione mediatica – essere fotografati al seggio mentre inseriscono la scheda nell’urna – non avrebbe giovato alla causa dell’anti e dell’anti anti.

Insomma quella domenica di maggio nessun uomo, nessuna donna si recò alle urne. I seggi restarono desolatamente vuoti. Gli scrutatori non avevano altro da fare che scrutarsi a vicenda, a quel punto preoccupati di eventuali brogli, cioè che schede artatamente compilate potessero prendere la via dell’urna.

Alle 14 i telegiornali diedero la sorprendente notizia che la percentuale dei votanti era dello 0,00% . La comunicazione ebbe l’effetto di fermare anche coloro che erano intenzionati a votare nel pomeriggio. L’astensione si diffuse come un germe che paralizzò la nazione intera. Neppure i politici e i giornalisti che sui social network continuavano a predicare di andare a votare riuscivano a decidersi di recarsi al seggio.

Invero, i cittadini non ascoltavano nemmeno i savonarola dell’astensione che lanciavano strali e minacce contro chi sarebbe andato a votare. Su facebook due gruppi opposti si fronteggiavano: “astensione per tutti” e “contribuenti avete pagato voi queste elezioni”. Ai contribuenti però l’acquisto non interessava e, ovviamente, agli evasori, che nulla avevano pagato, interessava ancora meno. Molto semplicemente, la gente non andava a votare.

Mancava un quarto d’ora alla chiusura dei seggi e nessun avente diritto al voto aveva esercitato il relativo diritto. Ma, proprio in quel momento, al seggio di piazza del Rossio, a Lisbona, si presenta un anziano signore, vestito in modo inappuntabile, con tanto di panama e bastone da passeggio. Sotto lo sguardo attento degli scrutatori estrae il suo documento elettorale e lo porge alla giovane presidentessa del seggio che non riesce a distogliere gli occhi dall’unico elettore. Infine, riscuotendosi, legge ad alta voce il nome del professor Augustin Salgueiro. Un altro componente del seggio trascrive i dati del documento e il terzo porge la scheda indicando al professor Salgueiro la cabina 1.

Quando si venne a sapere che dei milioni di elettori soltanto uno aveva votato, tutti i giornalisti si precipitarono al Rossio. Data la singolarità e l’importanza del fatto, si decise di effettuare lo spoglio dell’unica scheda dinanzi alle telecamere. Alla presidentessa tremavano le mani quando raccolse dall’urna il verdetto dell’elettore della nazione. Lentamente aprì il foglio e dopo averlo guardato, aprendosi in un largo sorriso, mostrò alle telecamere una scheda bianchissima, immacolata, così come deve essere la vera Democrazia”.

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