Quando si dice il Caso.
In una domenica romana, calda ma agitata dal vento e dalle elezioni per scegliere il nuovo sindaco mi trovo a casa di un’amica che non conosco.
Sono così oggi, le amicizie. Un nome, qualche chiacchiera sul computer, tanti ricordi che vengono fuori inaspettati. La sorella della mia nuova amica, per esempio, si rivela mia compagna di liceo. Non solo, a pensarci bene, anche alle elementari.
Anzi, per la verità è stato il mio primo amore. Un bambino di sei anni folgorato da un’altra bambina di sei anni altissima, bellissima, con una gran chioma nera. E c’è anche lei, oggi.
Le due sorelle mi hanno invitato a un concerto speciale, che si tiene oggi nella loro casa: le improvvisazioni di un grande pianista mezzo russo e mezzo berlinese. Sasha Pushkin, si chiama, un nome che ben presto si rivela all’altezza della situazione.
Sasha è una creatura amabile ed ipersensibile, di animo incredibilmente mite e gentile. E’ vestito di lino bianco, come un monaco laico dedito alla religione della musica, senza barriere e senza confini. Si siede al piano, un piano a coda nero, piazzato nell’enorme ingresso di una casa dove non entravo da cinquant’anni, ma di cui ricordavo perfettamente l’atmosfera decadente, quasi dannunziana.
Sasha introduce la sua musica con poche, timide parole. Ci avverte sommessamente che ciò che sentiremo sarà irripetibile, un concerto improvvisato solo per noi, le cinque o sei persone che sono lì, in quel luogo, in quel momento.
E’ subito chiaro a tutti che si tratta di musica che viene direttamente da un’altra dimensione, quella dell’anima. Sasha suona con furia e delicatezza, con dolcezza e violenza, mentre tutti dimenticano per un’ora le miserie quotidiane, gli smartphone gracchianti e le macchine in doppia fila, i clacson e i cumuli di immondizia, reale ma soprattutto mentale, che ci sommergono.
A un certo punto Sasha ci chiede di pronunciare una frase in italiano, una qualsiasi. Tentiamo, un po’ goffamente, ed esce fuori un nonsense che recita “Gloria è un bellissimo caos”. E assistiamo al miracolo della composizione: il ritmo di quella semplice frase cresce in pochi attimi, diventa un vero, nuovo pezzo musicale capace di evocare immagini fantastiche, originali, diverse per ciascuno dei presenti, rimasti attoniti e quasi increduli.
Ringraziamo Sasha, lo salutiamo e torniamo alle nostre case quasi in trance, sentendoci fortunati e un po’ migliori di qualche ora fa. A volte i miracoli accadono.