Bologna 35-40 gradi di separazione

 

Scipione l’Africano, un anticiclone romanocentrico? Riappariranno le immagini degli americani a Roma che si bagnano nella Fontana di Trevi, immancabilmente, tutti gli anni, come ogni anno dei miei 40 di memoria televisiva? Certo, non è dato dubitare, si ricicla anche la DC, figuriamoci quest’Icona Imperitura.
Da Bologna poche icone. Da qui, dove il record del caldo è una costante ogni anno, poche voci. Eppure, anche senza pensare alle tende dei nostri terremotati, già ti senti un phon di aria caldo-umida che ti toglie il respiro e ti fa quasi svenire ogni volta che esci di casa. Ami i luoghi protetti, anche l’ufficio sembra migliore di quanto appaia di solito, perché – come dice Woody Allen – “fra Dio e l’aria condizionata scelgo l’aria condizionata”. Fa male, ma la scegli, anche a casa tua. La sera ti concede momenti di fuga, qualcosa di simile all’altrove di cui parla Guccini in quel suo vero e proprio inno ai 35-40 gradi umidità 100% che è “Giorno d’estate”.
Giorno fatto di niente? Per niente. Il cervello, disidratandosi, può portare a deliri, che – se non prendono aggressivamente – portano al cinema, alla letteratura.
Le cicale, ossessive, ti tarantolano. Le ami.
Immagini ventilatori a pala sui soffitti come in Veronica Voss di Fassbinder o come ne La calda notte dell’Ispettore Tibbs.
Sud degli Stati Uniti: un libro abbagliato e queer come Altre voci, altre stanze di Truman Capote. Oppure Jane Bowles, che è tutta torpida, tropicale, serpeggiante in your living room. E ancora Estévez, che ti porta a una Cuba non vittoriosa come vorrebbero quelli del centro sociale dove sei andata a vedere la partita. L’ultima volta però la partita l’hai vista da Ciccio, in collina, l’ex bar del suicida Cev. Inquietudini. Libri. Amori. Fughe.
Musica: Louisiana sunday afternoon.
Ha ddà passà a nuttata, anche qui. È questa, la tua Africa.
E finalmente ti addormenti.
Fra le tue braccia un libro di Nadine Gordimer.

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