In dicembre cominciavano le novene: prima quella dell’Immacolata e allora, alla sera, sfidando vento e freddo, gli abitanti si arrampicavano sulla salita che portava alla Chiesa. Era una piccola Chiesa con un grande convento abitato dai frati.
Sul piazzale c’erano cipressi ed elci, un muretto che lo contornava con una grande croce in mezzo e la vista più bella del mondo. Oltre alla Baia si vedevano tutta la penisola e in lontananza le coste di un golfo più grande. Prima di entrare in Chiesa i fedeli si intrattenevano sul piazzale e non si stancavano di ammirare quella bellezza. Poche luci tremolanti si riflettevano nel mare scuro.
Il giorno della festa il piazzale della Chiesa era gremito di persone che arrivavano da tutto il paese portando fiori per addobbare la Chiesa. La banda suonava. I ragazzini facevano a gara a chi vendeva più calendari, un frate estraeva i numeri della tombola
Fatto silenzio, iniziavano le preghiere e si cantavano inni alla Madonna.
E poi arrivava la Novena di Natale. La Chiesa era talmente gremita che anche le donne erano ammesse dietro all’altare, nel coro destinato a soli uomini. Per arrivarci bisognava attraversare il chiostro, giardino segreto dei frati che odorava di erbe aromatiche e nel quale regnava un’atmosfera paradisiaca.
La notte di Natale, al suono delle campane, Gesù Bambino veniva portato nel presepe e il cuore di ognuno era pieno di commozione e di speranza.
Si chiudeva un anno, ma un altro ricominciava con la stessa gioia e sicurezza di chi viveva, protetto dai mali del mondo, in un luogo magico.
La Baia del Silenzio è sempre lì, ma manca la sua anima. È ammirata, popolata di persone, ha una sua vita spesso frenetica, ma manca il suo spirito, la sua magia. Solo chi ci è nato e cresciuto può ancora provare, certe mattine d’inverno, quando non c’è nessuno in giro, quel legame struggente che ti porta per tutta la vita a essere parte di un luogo.