La farfalla dalle ali nere

Ero una farfalla libera, colorata, volteggiavo nell’aria con le mie compagne, il sole mi scaldava le ali, intorno a me sfarfallavano bei farfalloni innamorati. All’improvviso il buio, non oltre la siepe, dentro la testa. Qualcuno ha chiuso la serranda con la chiave, portandosela via e la mia foresta rigogliosa si è trasformata in una brulla brughiera.
Ho perso ogni voglia di fare. Accoccolata sotto le coperte, seguo il filo di pensieri neri. Un filo ingarbugliato che non finisce. Mi guardo e dico: «Pure la depressione? Non ti bastava quello che già avevi? Devi sempre esagerare». Ribatto che mica me la sono andata a cercare tanto per fare poker? Sono schiacciata dalla colata di cemento, non riesco a sollevarlo, se fossi una super eroina forse potrei, ma sono solo un essere umano. Per i farmaci che prendo ormai non ho più fame, ma devo mangiare lo stesso. Solo il breakfast è rimasto, che strano. Pranzo e cena no, grazie. Potrei vederne il lato positivo: è un ottimo modo di fare la dieta.
Invece non riesco a vedere. Sono cieca, sorda e muta, non fatemi parlare, non chiedetemi cosa hai. Non fate i maestrini ripetendomi devi reagire, cerca la forza dentro di te; non sono un Maestro Jedi, non sono Obi-Wan Kenobi. La mia mente è un encefalogramma piatto senza picchi. La casa sembra quella di un accumulatore seriale da serie tv, lavarmi è faticoso come spingere una carriola con dentro una catasta di legna.
Odio vedermi così, sciatta, capelli informi, pigiama ─ e letto adorato, bramato. No, dopo tutto quello che ho superato, non posso non sconfiggerla, so che da sola non passa.
Sono due settimane che ho il numero del CSM per prendere appuntamento. Ogni tanto alzo il telefono, lo guardo e mi rimetto a letto.
Una mattina mi sono alzata di scatto dal letto e ho composto il numero, ho spiegato la situazione e la voce, per fortuna, era rassicurante. Fra una settimana ho il primo appuntamento per decidere chi sarà lo o la psichiatra che mi seguirà. Ho ancora una settimana con il mio compagno, il letto, godiamocela mio caro, accoglimi con affetto.
Da quando ho telefonato è giunta un’altra ospite, l’ansia. L’ansia e la tachicardia di dover arrivare in quel posto e parlare di me. Non ho voglia di parlare. Farò conversare la farfalla che era in me.

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