Al Caffè Greco

Pochi (o molti?) anni fa Berlusconi sembrava rappresentare la fine di un percorso, il fondo ultimo di una deriva culturale toccata in sorte proprio all’Italia. Una medicina che, come aveva dichiarato Montanelli, gli italiani avevano mandato giù a forza per vaccinarsi. Da cosa? Probabilmente da un modo deformato e deformante di intendere la politica, di andar dietro alla propaganda del miliardario cafone e incolto, una purga da prendere per poi tornare alla normalità.
Che errore. Era il mondo che aveva iniziato a girare dalla parte sbagliata e nessuno se n’era accorto, nessuno immaginava che il peggio era ancora da venire.
Quella era l’Italia del piccolo affarista bramoso di potere, al quale manca l’unico riconoscimento che il denaro non può comprare: il sapere, la conoscenza, l’allure profonda, magica, che solo una lunga frequentazione tra intelligenza, studio e pensiero garantisce. E non potendola ottenere, il piccolo sciacallo rovescia il tavolo, come fanno i ragazzini che non sopportano perdere, abbassando al proprio livello tutti gli specchi del regno. Tutti ignoranti e gretti, se il capo non ce la fa ad elevarsi.
Gli effetti di questa devastazione culturale sono stati però letali. Gli specchi sono rimasti bassi, nuovi leader impensabili, improponibili solo una manciata di anni fa si stanno impossessando del mondo con ogni mezzo: mentendo spudoratamente, alterando la percezione della realtà, stravolgendola in modo da instillare anche nelle persone più raziocinanti il dubbio, la confusione, l’incertezza.
Guardate questa foto: al Caffè Greco di Roma sono riuniti insieme, nel 1948, Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro, Renzo Vespignani, Libero De Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Orson Welles, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati, Orfeo Tamburi.
Un’immagine casuale, tanti intellettuali di prim’ordine che immaginiamo facilmente scambiarsi idee, impressioni, battute, anche litigare ferocemente. E tanti altri gruppi, magari al bar di fronte o in altri cenacoli della capitale come di altre città italiane.
Oggi quali nomi, quali poeti, scrittori, registi, pittori potremmo anche solo vagheggiare presenti e dialoganti insieme, sia pure sulle piazze virtuali dei socialnetwork? Faccio molta fatica, provando a contarli, a superare le dita di una mano.

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