Un calcetto al curriculum E vaiiii!

La verità, vi prego, sul calcetto. Quanti di voi hanno cercato, cercano, o dovranno a breve cercare lavoro? Io lo cerco da così tanto tempo che ormai è diventato un lavoro. Lo cerco negli annunci, negli alert, nei social, nei form, nelle call. Lo cerco, pensate un po’, persino nei siti delle Apl, e nella bacheca di sughero all’ingresso del Carrefour di via Ponte Seveso.
Fino al 31 dicembre 2015 cercavo lavoro come libera professionista.
Poi ho chiuso la partita iva: inseguivo il sogno di essere disoccupata per davvero, non “diversamente impiegata”, come era di moda dire parlando del popolo delle partita iva, qualche tempo fa, tra i simpaticoni.
Quando l’impiegata dell’Agenzia delle Entrate mi ha dato il modulo che attestava la fine della mia libera professione, ho pianto.
Visualizzate la scena: donna di mezza età, vestita con gli abiti smessi della figlia (a sua volta smessi dalla cugina), le scarpe basic di Decathlon troppo leggere per la stagione e i capelli che hanno visto il parrucchiere sei mesi prima, quando Natasha, graziosa moldava piena di sogni e di chatouche azzurri e viola, iscritta all’Accademia della Moda Diadema, si è cimentata per la prima volta in un taglio corto, scalato sulla nuca.
Ecco, visualizzate questa donna riporre il modulo dell’Agenzia delle Entrate nella bustina trasparente con i fori, e la bustina nel faldone “fatture 2016”, mentre le lacrime le rigano le gote e l’impiegata le augura «allora buona fortuna, signora».
Essere disoccupata e avere una DID, in effetti, mi ha aperto alcune porte. Per esempio, tra novembre e dicembre 2016 ho potuto usufruire di un bando per gli over 45.
Cioè, se hai 45 anni compiuti e sei alla canna del gas, hai il diritto a frequentare un corso 48 ore presso una agenzia di outplacement.
Detto in soldoni, un gruppo di venticinquenni, alcuni (maschi) realizzati e con contratto a tempo indeterminato, altri (femmine) un po’ più sfigate e con contratto a progetto, insegnano a una mandria di cinquantenni alcuni concetti base per rientrare nel mondo del lavoro, come per esempio cosa vuol dire reputazione digitale (quella che mi sto sputtanando in questo momento), come e dove cercare lavoro, come sostenere un colloquio. E naturalmente come scrivere un cv. Ma fin dal primo minuto del corso, è chiara una cosa, a noi over 45: non importa quanto tempo avete lavorato nella vostra vita, quali esperienze avete fatto, cosa avete imparato e quanto siete bravi.
Nessuno
leggerà
il vostro
cv.
Però potete mandare un twesume.
Un twesume è un cv in 140 caratteri, anzi, un po’ meno, perché del twesume fa parte anche il link al profilo linkedin. Quindi il twesume è un cv in 140 caratteri meno i caratteri del link di linkedin, in cui parlate di voi in modo tale da attirare l’attenzione degli head hunter.
O meglio, il twesume ecc. ecc. serve per attirare l’attenzione degli head hunter se foste negli USA, o in UK, o in NL. Qui in Italia fa un po’ fatica a prendere piede twitter come canale di ricerca. Però fra cinque o dieci anni (cioé quando sarete over 55)…
Qui, in Italia, quindi, il canale di ricerca preferenziale per la ricerca di lavoro è il vostro network personale: chiedete agli amici, mandate una mail ai vecchi datori di lavoro, andate alle cene degli ex compagni di scuola, scrivete al comitato genitori delle scuole dei vostri figli. Avete un tesoro in opportunità nel vostro network personale, non sottovalutatelo.
Quindi qual è il problema del calcetto?
L’unico vero problema è che sia stato citato in un discorso ufficiale e ripreso dai media. Che la verità sia stata portata alla luce, che il calcetto sia ormai una procedura normale, istituzionalizzata.

did-tweesume

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