L’Avenir

Una storia di donne. Raccontata da una giovane regista francese Mia Hansen-Løve, classe 1981, ex-attrice, poi cineasta (Il padre dei miei figli, Un amore di gioventù, Eden), dotata di uno sguardo lucido, quasi imparziale nel cogliere la realtà della vita comune di persone comuni. Nell’ultimo “L’avenir” (trasposto in italiano nel meno efficace “Le cose che verranno”) osserva la vicenda di una donna matura, giunta a una svolta radicale della sua esistenza.
Nathalie insegna filosofia in un liceo parigino, ha un marito a sua volta professore con cui è sposata da 25 anni, due figli grandi e una madre anziana e depressa. Nonostante gli impegni lavorativi e famigliari, ha una vita piena, ricca di interessi e ideali che porta avanti e che le capita di difendere con caparbia determinazione. Per una serie di circostanze che avvengono tutte nello stesso lasso di tempo, la situazione cambia in modo decisivo e Nathalie è costretta a fare i conti con se stessa, con le persone che ama e con nuovi parametri affettivi e sociali fino a quel momento inesplorati. A fare i conti con la “mancanza”, soprattutto, di qualcuno e di qualcosa. E con un aspetto sconosciuto del suo carattere, sempre assertivo un tempo, talvolta duro, che si stempera oggi nella nostalgia e nel rimpianto. Al punto da apprezzare la nuova compagnia di una vecchia gatta nera e scontrosa – nonostante l’allergia che le provoca – e quella dei suoi studenti o ex-studenti che vanno a trovarla a casa per chiederle consigli.
Con un ritmo lento ma fluido, punteggiato da una fotografia bellissima e da musiche struggenti (il Lied di Schubert “Auf dem Wasser” che accompagna il viaggio in Bretagna descrive alla perfezione l’animo della protagonista), la storia arriva al suo epilogo.

La Hansen-Løve affida il ruolo di Nathalie a Isabelle Huppert, che ritroviamo dopo il recente e contrastato Elle. Finalmente affrancata dal cliché di donna nevrotica e a tratti inquietante, la Huppert, minuta nel fisico ma immensa nell’esprimere determinazione e fragilità, ci restituisce l’immagine di un’eroina dei nostri tempi che, senza alcun clamore e con profonda dignità, riesce a rifarsi una vita che sembrava interrotta. Toccante e profondo, con finestre aperte sulla speculazione filosofica e politica, “L’Avenir” ha vinto numerosi riconoscimenti al Festival di Berlino e un premio ai London Critics.

Le cose che verranno – L’Avenir” di Mia Hansen-Løve (Francia 2016)

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