Dici che i direttori devono scrivere gli editoriali? Anche le direttore? Io? Allora mi ci metto, tiro su le maniche del cervello, e digito digito. Un editoriale, in genere, contiene autorevoli e lucide indicazioni sul mondo, anzi, è pensato per offrire ai lettori occhiali ben tarati. Ma io non raddrizzo le gambe ai cani, non addito futuri inevitabili, non pontifico – perché, sì il mondo cambia di continuo, è vero, ma mai come ci aspettiamo noi. E non siamo mai noi a cambiarlo, ma spinte e controspinte che seguono algoritmi deliranti, forze invisibili, i battiti delle ali di molte farfalle, impulsi che in noi agiscono ma di cui non siamo a conoscenza. Per non dire dei cambiamenti attuali. Il mondo che come sempre si rovescia, e come sempre ci sembra la prima volta. Usa e Gran Bretagna nei guai. E insieme Grillo e Le Pen che sfioriscono di botto. La politica occidentale, fra Grand Guignol e possibile rinascita. Intorno, la violenza fatta fede massacra per un dio feroce, e neanche questa è la prima volta.
O le molte vittorie web della stupidità sull’intelligenza, dell’ignoranza sulla cultura, e, soprattutto, della cattiveria sulla bontà. Di intestino e bile sul cuore. Ma forse è solo apparenza. Il web esalta stupidi e cattivi, ma mette in contatto gli altri: monta le fake news, e ci dà gli strumenti per smontarle. Nel frattempo, 72 paesi hanno raggiunto l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio: dimezzare la proporzione delle persone sottoalimentate. Quindi, non tirerò conclusioni. Ho opinioni fermissime, passioni globali – faccio follemente il tifo per varie cause. Ma se le dico magari non vi piacciono, e mi scrivete le brutte cose – perché io sono di sinistra moderata, molto femminista, vagamente teista, credo nel dovere, nella volontà personale e nel coraggio, detesto i vittimismi. Inoltre, mi considero molto intelligente. Non voglio convincere nessuno, però. Anzi, se mi dite come la vedete voi ve ne sarò grata – come sempre nel vostro abituale linguaggio civile, educato, tranquillo, lievemente ironico.