Roma (secondo me)

C’è un cielo
Che non si abbina
Un colore di altri mondi
là dove i venti stracciano le vesti
e portano l’acqua dei sette mari
ai confini del deserto.
Invece messo qui il cielo è
un pugno in un occhio
un liquame viola
denso e brillante
in cui tutto si scioglie
il bianco e l’incerto
le isole rosse
i santi barocchi le armi di sasso
E il cuore ha un suono falso
Secondo me

C’è una pioggia che sale dai fiumi
che porta pause di alba
come semafori di silenzio
affievolimenti illusori
della prepotenza del ferro
dell’onnipotenza del gasolio
La pioggia arriva al tetto
dove in mutande e canottiera
un uomo fuma e scuote la testa
perduta dietro la stessa canzone
E il giorno dopo averci inghiottito
ci risputa come semi di anguria
Secondo me

C’è una nuvola rosa
fuggita dal circo della Tuscolana
o forse mai arrivata
Noi popolo del self service
le sfiliamo davanti
lasciando vuoto il vassoio
in attesa delle polpette svedesi.
I passeracci degli Auruspici
che hanno perso la strada per la Concordia
Scambiando le mappe delle leggende
si infilano nella nuvola gridando:
“E’ la presunzione che fabbrica i sogni”
E noi siamo attoniti
Perché il tempo ci ha impedito anche oggi
di spaccare la faccia a qualcuno.
Intanto Roma si chiude nella sua conchiglia
aspetta un nome e il suo bisogno
E il resto continua a svolgersi
Secondo me

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