Mia nonna materna era straniera, molto straniera e anche molto meridionale.
Così meridionale che persino il suo consorte, siciliano di Lentini, tra i più meridionali di noi, poteva dirsi al suo confronto nordico più nordico dei nordici.
Mia nonna nacque vicino a montagne altissime, sotto altre stelle di un cielo diverso dal mio, in un continente lontano e davanti a un mare così distante che per arrivarci non basta superare le Colonne d’Ercole ma, con più coraggio di Ulisse, bisogna oltrepassare la Terra del Fuoco. Arrivò in Italia in un’epoca in cui essere stranieri, non proprio di ”razza pura”, era molto complicato, per di più traditi dal color caffè latte (molto caffè) della pelle non assimilabile a un’estetica abbronzatura estiva. Mia mamma, di conseguenza vera mestiza, a scuola veniva emarginata e relegata in un banco con una ragazza greca. I greci, in quel tempo, non avevano affatto la nostra “stessa faccia” a causa del ridicolo italico impero. Due ragazze nate in Italia, ma discriminate entrambe per l’origine dei genitori. Fortuna che nella graduatoria della purezza non erano agli ultimi gradini, altrimenti avrebbero subito la sorte dei tanti ancor-meno-ariani come specificato da dieci italianissimi scienziati nel “Manifesto della razza”. Nonostante queste e altre difficoltà, mia nonna ha vissuto sempre qua lasciandomi, di battesimo, il nome straniero di suo fratello e, in eredità ineluttabile, un po’ di geni ormai distribuiti tra me, mia sorella, nipoti e pronipoti. Quattro generazioni in cui, con regolarità mendeliana, spunta sempre quella caratteristica andina che dipinge un taglio degli occhi particolare o che, al primo sole, ci colora la pelle di tonalità insolitamente ambrate.
Ora si discute tanto di migranti, clandestini, Ius Soli, così ripenso a mi abuela, tra una filastrocca in quechua e un no te preocupes Dieguito, e la rivedo sorridere nel suo fare sempre allegro e un po’ svampito, intriso di quella serena fatalità, tutta sudamericana, di chi un futuro non se l’è mai potuto permettere dovendo morire senza poter rivedere casa.
Gli uomini viaggiano da sempre, c’è davvero qualcuno che pensa di poter fermare tutto questo? Sorrido anch’io.