La casa e il 13 dei tarocchi

Saldato il modesto prezzo di ammetterlo, comprese infine di essere a casa. Che gli svincoli, i tornanti, gli incontri dissolti, le catastrofi, il tredici dei tarocchi, le dimore di mattoni perdute, le morti, i tradimenti, le coincidenze, le eclissi, gli uomini e la sorte, sollevandola tanto lontano dalla sua strada, l’avevano condotta lì, alla casa. Non era un ripiego da esule, le era destinata anche se fosse ancora padrona del suo reame ─ lo riconosceva, ormai. Non era la più luminosa che avesse abitato, né la più salda ─ oh questo no.

Era una casa semplice. Assomigliava un poco a quella della sua infanzia, senza la sua aura di nobile decadenza, custodiva lo stesso rumore del fuoristrada da campagna di suo padre, l’attesa dei suoi abbracci schivi, le sfuriate da buono.

Fabian Perez, Lettizia a la siesta
Fabian Perez, Lettizia a la siesta

Era l’opposto del nido metropolitano che tanto l’aveva rappresentata. Nel viaggio tutto il bagaglio era finito smarrito o rubato, ma ora c’era luogo dove posarlo. Era nata nomade, sarebbe forse ripartita, ma sapendo sempre dove tornare, senza neppure doversi annunciare facendo parola, bastava il suo sguardo. Non possedeva la chiave della casa, e mai avrebbe potuto averla. Ma lo sgomento che le pungeva il cuore come una piccola spilla era lieve, rispetto alla tregua e al conforto.

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