Ho visitato una mostra di farfalle. Tutte bellissime, le ali avevano colori stupefacenti e disegni di perfezione geometrica.
Per ogni meraviglia c’era una spiegazione: il cerchio finge di essere un occhio per ingannare il predatore, così come il profilo allungato dell”estremità inferiore dell’ala può trarre in inganno quando la farfalla è a riposo perché somiglia a un’antenna e fa sì che l’insetto sembri sempre vigile e pronto a difendersi. La superficie setosa e cangiante diventa un bagliore che acceca quando la farfalla compie il suo volo sciocco e scomposto e confonde altri volatili con cattive intenzioni.
Insomma quella che noi umani nella natura riconosciamo come bellezza nasce sempre dalla necessità. La Bellezza con la bi maiuscola è una pura astrazione, è una nostra invenzione.
Poi la guida ha affermato che le farfalle, benché abbiano una vita breve rispetto alla nostra, sono capaci di riprodursi in maniera veloce e copiosa. Per questo svolazzano sulla faccia della terra da molto tempo prima che vi comparisse l’uomo e, poiché noi ormai siamo così pigri e restii alla copula ai soli fini riproduttivi, le farfalle ci sopravviveranno. E così, finita la visita, sono cominciati i sensi di colpa.
Mi sono guardato attorno, cento e più farfalle trafitte dagli spilli mi osservavano e se la ridevano. Sono scappato fuori e il primo istinto è stato quello di smentire la guida e il suo monito apocalittico ingravidando la qualunque.
Passato il momento panico, però, una sola riflessione: forse passerò invano, ma io posso pensare le farfalle, le farfalle non possono pensare me. Tiè.