Il mio 2 agosto, per sempre

Capita che uno compia gli anni il 2 agosto. Il 2 agosto è difficile festeggiare un compleanno. Sin da bambini, a parte mamma, papà, eventuali fratelli o sorelle, nessuno ti fila. Tutti al mare. O sui monti. O all’estero. Col tempo ti abitui, in fondo è sempre il tuo compleanno. Fino a quel maledetto 2 agosto 1980.
Era una giornata caldissima, anche a 1.500 metri si sudava. Si suda, anche se sei giovane, anche se sei una giovane mamma non ancora trentenne che spinge il passeggino su per il sentiero di montagna, in cui dorme il bimbo biondo e bellissimo che ha appena compiuto due anni.
La mamma e il bambino tornano a casa. Nella casa fresca, dai muri spessi e dai soffitti altissimi. La nonna del bambino ha preparato la torta, una delle sue specialità, lei che è nata a Vienna. Sulla Sachertorte ventisette candeline. Il nonno del bambino accende la tele, è l’ora del Tg.
Le immagini dalla stazione di Bologna sono terribili. Il bianco e nero acuisce l’orrore.
Le candeline sono accese. La giovane mamma non ha più voglia di soffiarci su. Vorrebbe scappare via e piangere, da sola, gli ottantacinque morti, i duecento feriti, il mondo offeso, la sua giovinezza ferita.
Il bimbo dagli occhi azzurri, seduto sul seggiolone, batte le manine, pretende che la festa abbia inizio. La mamma sorride a lui, solo a lui, e d’un colpo le spegne tutte, le ventisette candeline.

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