Poche cose al mondo mi fanno venir voglia di dormire come il salotto del mio parrucchiere.
Morbido, fresco, color verde sonno. Con tutte le riviste buone per conciliare e la musica insulsa al punto giusto.
Mi piacerebbe, giuro, starmene lì come fanno tutte le altre, a leggere con interesse gli articoli di gossip o i rimedi della nonna per i capelli secchi; chiacchierare con le ragazze che fanno lo shampoo e raccontar loro la mia vita, con annesse morti ed eventuali miracoli. Ma la testa ciondola come zucca vuota e anelo soltanto all’assopimento.
Ascolto i loro discorsi e, se da un lato mi annoiano, dall’altro mi suscitano ammirazione.
Invidio quella levità: sembra che assieme ai capelli abbiano lavato anche i pensieri. Ciarlano soddisfatte e compiaciute come se avessero le vite più affascinanti del mondo, raccontano dei loro giri casa-lavoro-supermercato e ritorno neanche fossero dei safari in Kenia e loro moderne Karen Blixen.
A me, invece, mentre Mariaqualcosa mi massaggia la testa, si chiudono gli occhi e vorrei solo abbandonarmi lì, sul poggiatesta, e dormire, dormire, dormire… Ma non si può.
La dose viene sì somministrata nel salone, ma si preferisce faccia effetto a casa. Dove, immancabilmente, il cuscino scompiglierà tutto il lavoro di spazzola, piastra, fissante, lucidante, anticrespo, antisciatto e via pettinando.
Potrei quindi, in questa strenua lotta per non crollare il capo come un girasole al tramonto, avere energie residue per chiacchierare, anche solo del mio numero di scarpe o della mia gatta dall’anca sbilenca?
Una vera impresa.
Pazienza se per loro sono una curiosa straniera che non parla mai, o se le altre clienti vengono con confidenza interpellate per nome, mentre io mi chiamo solo “Scusa”, “Senti” o “Ciao”.
In compenso ho scoperto una cura infallibile contro l’insonnia.