Il conte von Keyserling soffriva d’insonnia. Quando la notte non riusciva a chiuder occhio chiedeva al suo pupillo, Johann Goldberg, appena adolescente, di suonare qualcosa per lui nella stanza attigua alla sua camera da letto. Grazie alla musica, l’inquietudine finalmente si placava e il povero conte poteva prender sonno.
Una volta, essendone grande ammiratore, von Keyserling ebbe il coraggio di chiedere nientemeno che a Johann Sebastian Bach di scrivere della musica per lui. Bach compose un’Aria con trenta variazioni e chiamò il componimento (o lo fecero altri per suo conto) Aria con diverse variazioni per clavicembalo a due manuali. Il conte, meno modestamente, le chiamava, invece, “le mie variazioni”. Per quella musica, demoniaca e celestiale al tempo stesso, Bach fu ripagato con un calice pieno di cento luigi d’oro.
La sera del giorno in cui ricevette l’opera, il conte von Keyserling si preparò per andare a letto, chiamò il suo pupillo al capezzale e gli disse: “Caro Goldberg, suonami un po’ le mie variazioni”. Goldberg suonò. Da quella notte il conte non dormì mai più.