Adesso facciamo un esperimento, ha detto Fabiana ai 150 ragazzi nell’anfiteatro.
Erano due ore che parlavamo dei meccanismi coi quali si affermano le dittature, per esempio il nazismo.
Lei, con la sua faccia rassicurante: i buoni di qua! E andava avanti e indietro davanti alla platea col microfono in mano.
Tu, per esempio, sei buono? E si rivolgeva a un roscetto che la guardava. Lui timido: s-s-si…
E allora vai di qua! Ampio gesto con la mano indicando la parte destra dell’anfiteatro.
Con uno che se ne alzava, ne seguivano almeno altri 5 per inerzia.
Tu, laggiù, con la felpa bordeaux e gialla: sei buono?
Lui, abbassando gli occhi, non lo so, boh…
Lei: più forte, non ti sentiamo!
Lui, alzando gli occhi e la voce: non lo so!
Lei: che vuol dire che non lo sai? Certo che lo sai! Sei buono?
Lui: ma dipende da che si intende per buono…
Lei: buono. Sei buono? Sì o no?
Lui, esitante: si.
Lei: allora vai di qua!
Altri 5 o 6 a seguito di felpa bordeaux e gialla.
Per 10minuti abbondanti i buoni si sono riottosamente accumulati a destra, cercando di coinvolgere altri, applaudendo quando qualcun altro si decideva a schierarsi.
Erano rimasti seduti nella platea più della metà degli studenti e professori presenti all’incontro.
Poi è stata la volta dei cattivi.
Chi si sente cattivo? Fabiana era sorridente. Incoraggiante. Invitante.
Il persuasore non è mai apertamente aggressivo.
I cattivi quasi in blocco si sono ammassati a sinistra, in contrapposizione ai buoni.
Rimanevano seduti un 20% di studenti e 5 professori.
A destra due prof, a sinistra una prof.
Allora, come definiamo questi che non si sono schierati?
Un coro da destra: ignavi! Risatine, gomitate, ammiccamenti tra i buoni.
Fabiana si è rivolta ai seduti: allora? Dovete schierarvi! Non potete rimanere neutri!
Alcuni alla spicciolata a destra e un paio a sinistra.
Voi, della prima fila, qui, siete sicuri di non volervi schierare?
Si. Facce di sfida.
Anna, si gira verso di me, porta fuori questi 7. E, mentre usciamo dall’aula, la sentiamo martellare i seduti, rivolgendosi ai buoni e ai cattivi per farli incitare gli indecisi.
Una volta nell’ingresso ampio del Seneca con le porte sul cortile, una ragazza delle mie, portate fuori, mi dice: questo è il nazismo, questo gioco dimostra che la dinamica funziona sempre… vero?
Le altre annuiscono, sì sì, è così. E poi mi fa: ho freddo, ho dimenticato la felpa dentro. Vado a prenderla. E io: mi dispiace. Non hai gli abiti adatti, càpita. Non puoi rientrare. Lei mi ha fatto un sorriso di insight che non dimenticherò.
Intanto altri gruppi di ragazzi con i prof uscivano, gruppi di 5/10.
Quando l’ingresso è stato pieno, una ragazza si è affacciata dall’anfiteatro: venite! Rientrate!
Avete visto? Ha detto Fabiana.
Ognuno ha fatto quello che ha fatto per dei motivi che innanzitutto non possono essere di partenza: io non vi ho dato un motivo di partenza.
Vi ho costretti a schierarvi in macrocategorie grossolane: quasi tutti lo avete fatto. Senza motivo.
Lo schieramento ha giudicato male i non schierati.
Anna, come molti nazisti, ha ubbidito perché conosceva il fine.
Molti erano quelli che sapevano gli scopi.
Il prof taldeitali ha ubbidito perché mi conosce e si fida di me.
Molti erano quelli che si fidavano dei loro capi.
Voi tutti avete ubbidito perché vi siete affidati a un sistema che dovrebbe essere autorevole, non avete chiesto spiegazioni perché pensate ci siano sempre ottimi motivi per farvi fare cose, anche se non li capite.
Quasi tutti erano quelli che credevano nel sistema, nei documenti, nell’onestà e correttezza di chi portava la divisa.
La prof, l’unica, che si è opposta ed è rimasta sola in platea, è stata portata via di peso da due dei buoni. E, quando ha chiesto ai suoi stessi studenti, perché lo state facendo? Loro hanno risposto: perché ce lo ha detto lei, rivolgendosi a me. Hanno eseguito un ordine.
Molti, moltissimi, troppi, sono quelli che hanno dichiarato di eseguire degli ordini.
I ragazzi sono insorti. Urlavano. Fabiana li aveva ingannati.
Sì: i governi lo fanno.
Conformismo Democrazia Manipolazione