Cammina a passo svelto, con lo sguardo fisso a puntare la fine della strada sterrata che le si allunga davanti. Ai lati il bosco si estende fitto, mentre un sole morente fa capolino tra i rami ormai spogli.
Le ritorna alla mente quando veniva col suo bambino a raccogliere legna secca per il camino, pignette e pungitopo per l’albero di natale: le grida di gioia, le manine cariche dei tesori da portare a scuola.
Le è sempre piaciuto l’odore di muschio, di sterco di mucca e li aspira profondamente.
Erano anni che non veniva a passeggiare qui, da quando lui non c’era più; solo i primi tempi, verso l’imbrunire, si addentrava fino al grande prato verde. Si metteva nel punto più alto dove poteva abbracciare con lo sguardo l’intera vallata e urlava il suo nome forte fino a farsi dolere la gola.
Rimaneva impalata fino a che si faceva quasi buio, poi lentamente ripercorreva i viottoli fangosi, a testa bassa, curva, con le mani strette al petto ansimante, fino a raggiungere le luci della provinciale. Si girava per l’ultima volta, ruotando gli occhi, poi, rassegnata riprendeva il cammino, lasciandosi alle spalle il silenzio che solo lei poteva sentire.
Oggi arriva nella radura erbosa più verde di quanto ricordasse, una mucca alza appena la testa e poi riprende a brucare, calma e indifferente.
La donna prende fiato più volte, le gira un po’ la testa, aspira ancora e ancora, a pieni polmoni, perché sono due i nomi che adesso dovrà urlare a distesa.