Mia zia Rita la ricordo
per il riso scrosciante
sul lungo filo delle perle al collo.
Oppure in fuga per corridoi lunghi,
nel suo palazzo, a mani alzate
chiudersi in camera per sue paure,
oppure
al centro del salotto
seduta nel gran divano a parlare,
la famiglia attorno.
In certi pomeriggi di pioggia
per me apriva ante di vecchi armadi
pesanti di noce, odorosi di canfora,
tirava fuori avanzi di abiti da ballo,
tulle, lamé, velluto;
le «pezze» da cucire i vestiti alle bambole.
Un piccolo ditale,
l’ago che stenta a entrare
l’odore di polvere. Pomeriggi di pace.
(1977)
La poesia di Silvana Lattmann va a comporre, silloge dopo silloge, inedito dopo inedito, un poema autobiografico. Una autrice che a cento anni scrive della vita cede spesso, e fortunatamente, il passo al passato, cede a ciò che “viene in superficie dal pozzo della memoria”: lo fa usando un lessico impigliato nelle immagini degli anni trascorsi, ricreando luci e stanze, ma anche odori – della polvere della canfora – e impressioni tattili – il tulle, lamé, velluto- che compongono un passato congiunto con il lettore. Le immagini, piccoli quadri a olio o acquerello, portano con sé quello stridore del reale che talvolta incide sulla perfezione ed evita che i ricordi siano edulcorati. Lattmann nel suo versificare non mette mai da parte il dubbio, “il lavoro onesto della memoria che deve lottare con le sale dell’immaginazione che hanno ospitato sofferenze”, sfoderando una scrittura che non solo ha a che fare con il ricordo ma anche con quelle sacche di dolore che il ricordo contiene. Il confine tra ciò che è stato e ciò che mai si sarebbe voluto fosse preme nelle luci delle sue poesie, “…gonfi neri blocchi di caligine greve / e isole rassegnate di opacità illimitata”, e nei rumori, “Un grumo forte nel silenzio della casa dimora”. Lattmann guarda “la fantasia con occhi severi” e i suoi ricordi divengono spicchi di eternità in poesia, con versi che ci parlano della sua storia e al contempo della Storia di un secolo d’Italia.
Silvana Lattmann, Nata il 1918, Edizioni Casagrande, Bellinzona, 2017