Il passo frettoloso e l’aria bigia,
tanti graffi sulla vecchia pellicola,
qui s’alza un sopracciglio, là una mano
che stanca poi precipita sul fianco,
mi specchio negli specchi
del trito carnevale di paese,
le sagome ritagliate dal giornale
che ruotano agganciate alla giostrina.
Ma una volta io ti ho visto saltare
come uno scarabocchio,
guadare il fiume di basoli,
un punto esclamativo,
la gioia che è disperata è vera gioia,
faceva freddo ed era primavera.