Inizia prima dell’alba a fare pulizia.
È un inverno freddissimo, ma spalanca la finestra dello studio e lascia che piccoli fiocchi di nevischio svolazzino sulla sua scrivania.
Decide di partire dal compito più faticoso. Prende la scala e si arrampica raggiungendo gli scaffali più alti. Per un istante la tentazione di scagliare giù fragorosamente i libri la coglie, ma la caccia subito dalla mente, non vuole fare rumore e disturbare. Sceglie con cura i volumi e, poco alla volta, li porta sul pavimento, dove li impila in ordine di autore. Naturalmente non può portarli tutti con sé. Fatta una cernita, si rende conto di avere scelto quelli che ha letto tra i quindici e i venti anni, come se il suo cervello avesse smesso allora la sua evoluzione. Soffia sul loro dorso per togliere la polvere, è tanto che non li riprende, eppure ha chiara nella memoria ogni loro parola. Quindi comincia ad aprire i cassetti. “Spazzatura”, dice tra sé nel tirare fuori tutte quelle carte senza più significato. Meticolosamente ripone ogni foglio in ordinate cartelline, alcuni li appallottola, poi li riapre, li stira con la mano e ripone anche quelli. Altri vengono messi da parte e inseriti nei libri prescelti. Prende poi tre foto da quelle di un mucchio sparso in un capace cassettone, mai catalogate o incollate in un album, e anch’esse finiscono nei volumetti. Per un attimo pensa di bruciare le altre nel water, ma teme di svegliare chi sta ancora dormendo, sarebbe indelicato. Meglio, molto meglio, lasciare tutto in ordine. Infine apre il computer. È la cosa che le prende più tempo, i file da esaminare sono davvero tanti, ma alla fine è soddisfatta del lavoro compiuto.
È tutto pulito.
Quando gli altri si svegliano, la stanza è in ordine. Solo qualche vuoto nello scaffale, ma si nota appena. Il pc è aperto su una schermata blu. Dalla finestra entrano piccoli fiocchi di nevischio che svolazzano sulla scrivania: un ultimo volo prima di dissolversi.