Sono uscita sotto casa, giusto al portone, dalla mia finestra non si poteva guardare. Sono scesa per cinque gradini, di lato, perché adesso le scale le faccio così e sono arrivata nella piazza. Automobili parcheggiate, spazzatura che dorme appoggiandosi ai bidoni e lei, lassù, luna.
Amica, eccomi, non potevo guardarti da un riquadro attraverso un vetro, volevo farti vedere che sono ancor qui.
Guardami, amica mia, quante ne sai di me, il tuo sguardo fisso ha visto la mia vita arrotolarsi in mille gomitoli.
Baci, lacrime, sogni, progetti, sconforti, amica mia ne hai viste tante, ma questa ancora ti mancava.
Eccomi, sono qui, sono scesa per te, con tutta la forza del mio cuore.
Un portone, cinque scalini, li facevo volando quando arrivava lui a prendermi con i suoi occhi lucenti, ti ricordi, luna mia?
Questi cinque gradini, chi li vedeva, c’era solo la sua giacca dove sprofondare la faccia in un abbraccio che stordiva mentre la realtà affondava intorno.
Come mi trovi adesso, cambiata?
Cambiata, sì certo, non lo posso negare, ma, luna mia, non fermarti all’apparenza, sono sempre quella.
Non volo più giù dagli scalini, non cammino leggera sopra la vita, non più farfalla, ma, guarda bene,ora sono un leone, quieto e forte, un combattente silenzioso.
Che dici?
Ah lo sapevi! Mi avevi già vista, non credevo che mi avessi seguita in questo tempo e così, anche quando di giorno non ti vedevo, tu mi guardavi combattere.
Piccoli passi, apparentemente incerti, con dentro la furia di vivere.
Ora dammi la mano, allungati un po’, ti voglio toccare, siamo sole io e te, nessun bacio da raggiungere né illusione da inseguire, abbracciami amica, stanotte la nostra casa è l’universo.