Ogni anno Don Federico ritirava l’“Almanacco della Marina Mercantile A.U.” che gli riservavano alla Libreria Ettore Vram di Trieste, al costo di tre corone. Il prezioso libretto lo si poteva ritirare fin dal mese di ottobre. Così, in una bella giornata di sole, il signore si avviò.
Non aveva ancora indossato abbigliamento invernale ma portava soprabito, cappello rigido e guanti leggeri. Percorreva la passeggiata che i triestini chiamavano “liston”, perché aveva un tratto listato, sul quale solo i patrizi potevano camminare.
Quando arrivò in Piazza Grande, rallentò davanti al Caffè degli Specchi, nei giorni feriali non molto frequentato. Con un gruppo di conoscenti che fumavano seduti all’aperto ci fu uno scambio di saluti, con la mano al cappello che solo i signori abituati sanno fare . Rallentò l’andatura mentre costeggiava il molo, dette un’occhiata alle navi ormeggiate e respirò l’aria salmastra che pareva rigenerarlo.
Quando lo videro entrare, i commessi della Libreria avvisarono subito il titolare che si alzò e gli andò incontro. Dopo i convenevoli e le informazioni su tempo e acciacchi di stagione, il vecchio Sig.Vram lo introdusse nel grande retrobottega, deposito delle pubblicazioni che arrivavano dalla stamperia Marcello Norsa di Venezia. Si fermarono davanti a uno scatolone grigio ancora sigillato e, insieme, cominciarono a tagliare con la massima cura lo spago che lo serrava.
Rimasero a guardare quegli oggetti, impacchettati con ordine in una doppia carta che proteggeva il cuoio della copertina. Il cliente si chinò un poco dalla parte aperta dello scatolone e ne aspirò l’odore d’inchiostro fresco e di cuoio nuovo, con gli occhi semichiusi per il piacere. Infine prese tre almanacchi, li guardò con attenzione rigirandoli da tutte le parti, e ne scelse uno che porse al signor Vram che si compiacque della scelta e lo passò al commesso che lo confezionò con cura. Questi lo passò al cassiere che batté, al monumentale registratore, le tre corone del prezzo e aspettò che lo scampanellio avvisasse tutto il negozio, che l’operazione si era conclusa.
Accompagnato alla porta, appena fuori, Don Federico tenne il pacchetto nel palmo della mano sinistra all’altezza del cuore. Era visibilmente soddisfatto, aveva con sé, per primo, il suo nuovo compagno; sarebbero stati insieme per tutto il 1911.