La vita è così: non si fa in tempo a vivere il presente che già si ha nostalgia del passato, non si fa in tempo a ricordare il passato che già il nostro sguardo è di nuovo al futuro. Vorremmo migrare come fanno gli uccelli al passare della bella stagione, tornare da dove siamo partiti o cambiare rotta, cielo, paesaggio, andare altrove. Siamo singoli ma vorremmo essere mille e vivere mille e mille altre vite ancora. Avendo tempo vorremmo leggere tanti libri, imparare nuove lingue, sperimentare l’ignoto, l’avventura, le emozioni, trovare il coraggio finalmente di lanciarci con il paracadute o di attraversare un vecchio ponte di corda sospeso. Potremmo avere successo avviando una start-up innovativa, arricchendoci straordinariamente e venire così intervistati per “ Millionaire “ con tanto di foto del nostro primo piano in copertina (cheese). Sarebbe entusiasmante certamente imparare a ballare il tip tap acrobatico (ma esiste?) o il frivolo can can; poetico risulterebbe fare il clown triste in un circo russo itinerante o il mimo lungo i boulevards di Parigi; in quest’ultimo caso potremmo forse illuderci di contrastare lo scorrere dilagante delle ore nelle nostre vite sospendendo il tempo illusoriamente nella nostra posa artistica. Potremmo anche vivere per un po’ in un faro su un’isola deserta o fare il giro del mondo intero e perché no? Rifarlo! E se provassimo a dimagrire molto, a cambiare completamente stile, aspetto, pettinatura, a diventare più belli (wow) o più brutti, trasandati, alternativi, nuovi punk? Avendo tempo e voglia tante cose diventano possibili. E a realizzare finalmente l’amore ideale ci riusciremmo col tempo…hmm? Molto probabilmente no, perché se ideale, tale per definizione è incline a rimanere, sigh. Allora piuttosto avere l’amante, avere più amanti, ci riempirebbe la vita? Far tardi ogni sera almeno in estate? E potremmo rimescolare le nostre carte giocando d’azzardo e avendo fortuna? La cosa migliore fra tutte sarebbe però tornare bambini (ta-dah) e ricominciare daccapo. Di più di più, la vita non basta mai. Tornare a studiare, a pensare, concedersi un anno sabbatico (ma avendo in banca un conto sostanzioso eh), lontano da tutto, da tutti, questo sì che sarebbe catartico, rinvigorente, ispirante! Eppure avere più vita non servirebbe a imparare meglio la vita, ad esplorare ogni cosa desiderabile anche inconsapevolmente. Un desiderio tira l’altro come le ciliegie. Saremmo ugualmente condannati a un continuo pungente rimpianto. Non è il passo veloce del tempo a rendere effimera ed instabile la nostra condizione umana ma la nostra ancestrale insoddisfazione che ci condanna a una mancanza sempre, a tanti interrogativi, all’incertezza corrosiva del dubbio, a un’inquietudine che può diventare un tormento. Accontentarsi o rinunciare sono parole che fanno male solo a dirsi. “La vita è sacra ma non è sacrificio, non ci si può immolare in nome di una sola vita” (così insolentemente si fa sentire una incontenibile voce interiore anche un po’ arrabbiata “grunt grrr”) . La vita è così, sarà sempre considerata insufficiente, non perché pretenziosa o capricciosa ma per il timore di tutti, comprensibile, umano, di perdere qualcosa, forse qualcosa d’importante che la vita avrebbe potuto anche cambiarcela in meglio.