Petrunya vive in un piccolo paese della Macedonia ed è afflitta da numerose disgrazie: è appesantita nel fisico, non ha un lavoro nonostante la laurea in storia e ha una madre asfissiante che vuole sistemarla da qualche parte per intascare il suo stipendio. A parte un’amica che ogni tanto le presta un vestito, Petrunya vive isolata come un animale in cattività. Un giorno, nel corso di una cerimonia religiosa ortodossa con forti radici tribali, commette un gesto “sacrilego” che viene condannato sia dalla chiesa che dalle autorità locali. In un clima pesantemente misogino e patriarcale, Petrunya, invece di scusarsi per il misfatto, continua a sfidare tutto e tutti con le sole armi della razionalità e del diritto.
Regista donna, sceneggiatrice donna, interprete donna “Dio è donna e si chiama Petrunya” è un film ironico e amaro, che evita però di cadere nello stereotipo del grottesco balcanico; la figura della protagonista – inizialmente scontrosa e sgraziata, quasi autistica nella sua marginalità – acquista man mano spessore, diventando l’eroina inconsapevole di un mondo femminile ancora brutalizzato da maschi arroganti e dispotici.
Tra il mistico e il surreale – bellissima la scena in cui la ragazza attraversa le acque del fiume con un manichino tra le braccia – l’opera della regista macedone è un inno alla consapevolezza e alla presa di coscienza delle donne, in cui non c’è però un pregiudiziale astio nei confronti dell’uomo (empatiche le figure del padre e della guardia che la sorveglia) ma una esortazione a condividere un percorso paritetico.
“E se Dio fosse nato donna?” è l’interrogativo che aleggia nel corso di questo film intelligente e prezioso.
Tra il mistico e il surreale – bellissima la scena in cui la ragazza attraversa le acque del fiume con un manichino tra le braccia – l’opera della regista macedone è un inno alla consapevolezza e alla presa di coscienza delle donne, in cui non c’è però un pregiudiziale astio nei confronti dell’uomo (empatiche le figure del padre e della guardia che la sorveglia) ma una esortazione a condividere un percorso paritetico.
“E se Dio fosse nato donna?” è l’interrogativo che aleggia nel corso di questo film intelligente e prezioso.
“Dio è donna e si chiama Petrunya” di Teona Strugar Mitevska con Zorica Nusheva – Macedonia/Belgio/Slovenia/Croazia/Francia 2019